La Corte suprema d’appello del Sudafrica potrebbe sottoporre a processo il presidente Jacob Zuma nel caso in cui venissero recuperate delle accuse di corruzione nei suoi confronti, abbandonate otto anni fa.
Il pubblico ministero stava indagando su delle sospette tangenti ricevute da Zuma prima della sua elezione. Secondo l’accusa, l’attuale capo di stato è stato corrotto da alcuni mercanti d’armi per un totale di oltre quattro milioni di rand sudafricani, pari a circa 261mila euro.
Il caso fu abbandonato un mese prima dell’elezione di Zuma alla presidenza del Sudafrica, avvenuta nel maggio 2009. Da alcune intercettazioni telefoniche in possesso degli inquirenti è emerso che le azioni dell’allora investigatore capo erano politicamente motivate.
Oggi la corte di Bloemfontein, capitale giudiziaria del Sudafrica, ha cominciato ad ascoltare le ragioni dell’accusa riguardo i motivi per riaprire il caso.
Il partito d’opposizione Alleanza Democratica aveva già contestato la decisione di non continuare le indagini su Zuma otto anni fa. L’anno scorso, la Corte suprema di Pretoria aveva riconosciuto l’irrazionalità delle ragioni dell’autorità inquirente nazionale riguardo la caduta delle accuse contro Zuma, in una sentenza in grado di ridare il via alla riapertura del caso.
Il presidente Zuma potrebbe fare ricorso alla Corte costituzionale nel caso in cui la Corte suprema decidesse di respingerne ricorso.
Il recupero delle accuse di corruzione abbandonate otto anni fa potrebbe aggiungere nuove pressioni su Zuma, già coinvolto in altri scandali che stanno mettendo a dura prova la sua presidenza.
Tra questi, la scoperta da parte dei giudici della Corte costituzionale che Zuma ha violato il giuramento presidenziale quando si è rifiutato di rimborsare i fondi dei contribuenti, spesi per ristrutturare la propria abitazione.
Zuma dovrebbe lasciare la leadership del suo partito, il Congresso Nazionale Africano (ANC), a dicembre. Il suo mandato alla presidenza scadrà nel 2019.
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