Facebook ha favorito, in maniera sia diretta sia indiretta, l’ondata populista che ha scosso le democrazie occidentali a partire dal 2016, anno del referendum sulla Brexit e delle elezioni americane vinte da Donald Trump. Agevolando, in Italia, l’ascesa di Movimento Cinque Stelle e Lega e il loro trionfo alle elezioni politiche del 2018. E lo ha fatto in due modi: costruendo un’infrastruttura ideale per la proliferazione dei contenuti incendiari di cui si sono serviti i Morisi di turno e, soprattutto, facendo poco o nulla per rimuovere una disinformazione quasi sempre proveniente dalla galassia populista e sovranista. Un elemento, quest’ultimo, che chiama in causa direttamente anche quanto avvenuto nel nostro Paese. A testimoniare tutto questo, stavolta al di là di ogni ragionevole dubbio, sono i Facebook Papers, i documenti interni diffusi dalla ex dipendente e whistleblower Frances Haugen. L’Italia, in questi documenti, viene citata due volte. In un report si evidenzia come Facebook abbia concentrato l’84 per cento degli sforzi di contrasto alla disinformazione negli Stati Uniti. Al resto del mondo, compresa l’Italia (esplicitamente menzionata), venivano lasciate le briciole, favorendo così la diffusione indisturbata di fake news a scopo politico…
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Il più grande alleato di Salvini? Zuckerberg
Disinformazione e rabbia sociale: dai Facebook Papers emerge la fotografia di un social strutturalmente populista. L'inchiesta sull'ottavo numero di The Post Internazionale (TPI), in edicola venerdì 5 novembre
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