George Zimmerman non riesce proprio a evitare di erigersi a paladino della sua comunità. Nonostante la sentenza del caso Trayvon Martin e le successive proteste lo avessero spinto a un periodo forzato nell’ombra mediatica, un nuovo verbale della polizia della contea di Seminole rivela come Zimmerman abbia resistito soltanto quattro giorni. Il 17 luglio Zimmerman era infatti già all’opera con l’ennesima azione da buon samaritano.
Zimmerman stava guidando nei dintorni della Statale 46, a Sanford, quando si è imbattuto in un Suv capovolto sull’asfalto. Vedendo del fumo che cominciava a uscire dal veicolo, l’uomo non ha esitato a prestare i primi soccorsi, contribuendo a tirare fuori dal veicolo i quattro passeggeri: due adulti e due bambini. Secondo alcuni testimoni l’auto avrebbe preso fuoco qualche minuto dopo. Zimmerman invece si è allontanato dopo aver parlato con l’agente sopravvenuto sulla zona dell’incidente.
Questo caso si aggiunge ad una lunga sfilza di exploit da parte di Zimmerman che dimostrano una partecipazione iper-attiva all’interno della comunità locale. Residui forse degli insegnamenti familiari inculcati nella mente di George sin da piccolo quando faceva il chierichetto nella vicina chiesa di All Saints. Secondo la vicina di casa, Kay Hall, i bambini degli Zimmerman non giocavano mai con i loro coetanei, essendo costretti a una rigida educazione sotto l’occhio vigile del padre Robert, ex-membro dell’esercito.
Coltivava il sogno di entrare a far parte del corpo di polizia ed era arrivato al punto di farsi scrivere una lettera di referenze da un conoscente, anche se alla fine aveva desistito dal fare domanda all’accademia di polizia per motivi ignoti. Zimmerman aveva optato quindi per un corso in collaborazione con lo Sceriffo di Seminole con il titolo altisonante di “accademia di polizia cittadina”. La realtà era meno gloriosa, il corso avveniva un’ora a settimana per un totale di 14 ore e secondo un portavoce del programma lo scopo sarebbe stato puramente educativo.
Dal 2004 in poi ha contattato le autorità locali ben 46 volte per avvertirli di individui sospetti o di pericolosissimi garage lasciati aperti. Ma non era abbastanza per George, che nel 2011 fondava la sua personale ronda di vigilantes volontari di quartiere. Aveva anche ottenuto il permesso d’armi per una pistola 9mm, la stessa con cui ucciderà Trayvon Martin il 26 Febbraio 2012 in circostanze poco chiare.
Quella notte aveva chiamato per l’ennesima volta la polizia avvertendoli che c’era un giovane all’apparenza drogato che si aggirava incurante della pioggia tra i villini della comunita di Twin Lakes. “Questi stronzi riescono sempre a farla franca” aveva detto Zimmerman agli agenti. Poi la colluttazione tra i due, il colpo di pistola che raggiunge Trayvon Martin al petto e l’arrivo dei poliziotti quando il ragazzo afroamericano ha già smesso di respirare. L’avvocato di Zimmerman ha annunciato pubblicamente che si batterà per far si che il suo cliente rientri in possesso dell’arma del delitto. Criminali di Sanford siete avvisati.