Il governo dello Zimbabwe ha deciso di legalizzare la produzione di cannabis sul proprio territorio per fini medici o scientifici.
Ad annunciarlo è stato il giornale dello stato africano The Herald, che riporta un decreto del Ministro della Salute dell’esecutivo di Harare, David Parirenyatwa.
La nuova legge si chiama “Dangerous Drugs – Production of Cannabis for Medicinal and Scientific Use Regulations”.
Nel testo si legge: “La domanda per il rilascio di una licenza deve essere presentata al Ministro, in duplice copia ed è corredata della tariffa appropriata e di tre copie di un piano del sito proposto per la licenza che deve essere conforme con i requisiti specificati in questi regolamenti”.
“Nel caso di un individuo, sarà richiesta la prova della cittadinanza o la prova di essere ordinariamente residente nello Zimbabwe o la prova di una deroga da parte del Ministro”, recita il regolamento.
Secondo le nuove regole stabilite dalla legge, verranno rilasciate delle licenze della durata di cinque anni con le quali sarà possibile coltivare marijuana per fare ricerca e utilizzata sotto prescrizione medica.
Rispettando regole e controlli, i produttori saranno autorizzati a vendere la “mbanje”, come viene comunemente chiamata in Zimbabwe la cannabis, fresca, essiccata o sotto forma di olio.
Lo Zimbabwe stava discutendo questa legge da circa otto mesi.
Con questa approvazione il paese dell’Africa australe diventa la seconda nazione del continente ad aver preso questa decisione dopo il Lesotho a settembre 2017.
Fino ad oggi in Zimbabwe la marijuana era stata tollerata solo in piccole quantità per la medicina tradizionale, in particolare per curare l’asma e l’epilessia.
L’utilizzo di grandi quantitativi e la violazione delle norme verrà comunque punito con pene fino a 12 anni di prigione.
L’uso ricreativo, tuttavia, rimane illegale.