L’attivista che denunciò le bugie della Cina sul Covid rischia di morire in carcere
Rischia di morire in carcere Zhang Zhan, l’attivista che denunciò le bugie della Cina sul Covid e che, proprio per questo motivo, è stata arrestata e successivamente condannata a quattro anni di reclusione con l’accusa di aver divulgato “informazioni false” sulla riposta delle autorità alle fasi iniziali dell’epidemia di Coronavirus e di aver creato disordini in seguito alla pubblicazione delle notizie da lei riportate.
“Rischia di morire se non viene rilasciata urgentemente per ricevere cure mediche”: a lanciare l’appello è Amnesty International, secondo cui la blogger ed ex avvocato 38enne è ormai in fin di vita dopo un lunghissimo sciopero della fame che l’ha portata a pesare meno di 40 chili.
Nei suoi post, Zhang Zhan, che nel febbraio 2020 si recò personalmente a Wuhan, città epicentro dell’epidemia di Coronavirus, mostrava le immagini dei corridoi ospedalieri strapieni di pazienti ai quali veniva somministrato l’ossigeno sostenendo che alle persone fossero stati addebitati i costi delle cure anti-Covid che teoricamente dovevano essere gratuite. L’attivista, inoltre, denunciò l’arresto di molti giornalisti indipendenti e le pressioni esercitate dalle autorità sulle famiglie dei pazienti affetti dal virus.
A denunciare le precarie condizioni di salute della blogger è stata la famiglia: il fratello di Zhang Zhan, infatti, ha scritto su Twitter che la donna “potrebbe non sopravvivere all’inverno”.
Secondo l’Afp, la famiglia avrebbe chiesto più volte di poter incontrare la 38enne nel carcere di Shanghai dove è detenuta, senza però mai ricevere alcuna risposta dalle autorità.
Amnesty International ha chiesto il “rilascio immediato” di Zhang Zhan al fine di poter permettere alla donna di ricevere le cure necessarie senza le quali “rischia di morire”.