È di decine di morti il bilancio degli ultimi scontri tra i soldati governativi e i ribelli Huthi, lanciati all’attacco della roccaforte lealista di Marib, nel Nord dello Yemen, straziato da sei anni di guerra civile. Secondo quanto riferiscono fonti governative, 16 soldati lealisti sono stati uccisi e altri 21 sono rimasti feriti, mentre le perdite tra le file dei miliziani filoiraniani sarebbero nell’ordine delle “decine”.
Gli Huthi hanno ripreso lo scorso 8 febbraio l’offensiva contro Marib, a est della capitale Sana’a. L’assalto, sospeso da settimane, è ripreso dopo che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha tolto il sostegno americano alla controffensiva di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che nel 2015 sono intervenuti al fianco del governo yemenita.
Sono seguiti giorni di intensi combattimenti che hanno provocato un numero di vittime imprecisato ma che, a giudicare da quanto riferito dai contendenti, potrebbe aggirarsi su alcune centinaia. A dare manforte ai lealisti è intervenuta, in seguito, l’aviazione saudita che ha bombardato le postazioni degli Huthi, giunti ormai a pochi chilometri dalla città contesa. La guerra civile in Yemen ha causato decine di migliaia di morti e milioni di sfollati, creando quella che è al momento la più grave crisi umanitaria al mondo.