Yemen: ritirata dei separatisti da Aden. Accettati i colloqui in Arabia Saudita
I separatisti dello Yemen del Sud che il 10 agosto avevano conquistato il palazzo presidenziale di Abdrabbuh Mansour Hadi sono in ritirata dalla città di Aden. Ad affermarlo è l’emittente locale di al Arabiya: il presidente del Consiglio di transizione meridionale (Stc) Aidroos al-Zubaidi, le cui forze ieri avevano preso il controllo del palazzo presidenziale, ha accettato di arretrare e ha accolto l’invito a recarsi in Arabia Saudita per dei colloqui.
In supporto del governo yemenita di Hadi domenica 10 agosto è intervenuta anche la coalizione saudita guidata dall’Arabia Saudita. E’ probabilmente a seguito di questo intervento che è iniziata la ritirata. In precedenza i miliziani dell’Stc si erano impadroniti delle principali basi militari del governo che ha sede a Aden. I miliziani separatisti hanno lanciato questa offensiva dopo che, il mese scorso, Abu Dhabi (di cui sono alleati) ha annunciato un parziale ritiro delle proprie forze dallo Yemen, dove sono impegnate dal 2015 in una guerra al fianco dell’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi.
Il governo internazionalmente riconosciuto dello Yemen intanto ha accusato gli Emirati arabi uniti di avere appoggiato i separatisti del sud per attuare un “colpo di Stato”. Il viceministro degli esteri Mohammed al Hadhrami, citato dall’agenzia Bloomberg, ha affermato che il governo ritiene responsabili “il Consiglio di transizione meridionale e gli Emirati delle conseguenze del colpo di Stato” e allo stesso tempo ha chiesto “agli Emirati di ritirare il sostegno militare a questi gruppi ribelli”.
Il presidente Hadi, invece, è un fedelissimo di Riad. Gli ultimi sviluppi rendono quindi ancora più complicato lo scenario di una guerra civile che ha provocato un disastro umanitario, in quello che era già il Paese più povero della penisola arabica. Fonti del governo hanno fatto sapere che decine di persone sono state uccise nei combattimenti degli ultimi giorni. Mentre l’ong Norwegian Refugee Council ha detto che molti civili sono rimasti intrappolati, con viveri e acqua che ormai scarseggiano. C’è inoltre il timore che le violenze blocchino l’attività del porto di Aden, uno dei principali del Paese, da cui entrano rifornimenti e aiuti umanitari. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello “alle parti perché diano vita ad un dialogo inclusivo per risolvere i dissidi e diano risposte alle legittime preoccupazioni di tutti gli yemeniti”.