Yemen, accordo fra governo e separatisti del Sud
Il governo dello Yemen martedì 5 novembre ha firmato un accordo di pace con un gruppo di ribelli separatisti appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti, attivi nel sud del paese.
L’accordo, annunciato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, prevede che Aden, la principale città della regione, torni sotto il controllo del governo centrale, che in cambio garantirà ai ribelli separatisti alcuni ministeri.
Il gruppo si fa chiamare Southern Transitional Council e aveva ricevuto armi e addestramento dagli Emirati Arabi Uniti, che come la monarchia dell’Arabia Saudita e il governo centrale yemenita, sono gestiti da musulmani di dottrina sunnita: ad agosto avevano occupato la città di Aden dopo che per anni avevano chiesto una maggiore indipendenza del sud del paese (che dal 1971 al 1990 era uno stato indipendente noto come Yemen del Sud).
Il governo centrale era stato quindi cacciato per una seconda volta da una delle città principali dopo che nel 2014 aveva lasciato la capitale Sanaa, ancora oggi in mano ai ribelli sciiti Houthi, appoggiati dall’Iran.
La pace mette fine a una “guerra civile all’interno della guerra civile” esplosa ad agosto quando i separatisti del Sud, appoggiati dagli Emirati arabi, avevano preso l’ex capitale del Sud Aden e cacciato le forze fedeli al presidente Hadi, sostenuto dall’Arabia Saudita. Ora, “entro sette giorni”, le truppe governative riprenderanno il controllo della città. In cambio i separatisti otterranno posti nel governo, a spese del partito islamista Islah, vicino ai Fratelli musulmani.
Proprio la presenza della Fratellanza a fianco di Hadi aveva spinto il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed, ha sostenere i separatisti. L’accordo di ieri segna anche la “pace” fra i due principi. I due alleati possono adesso concentrarsi nella lotta contro i ribelli sciiti Houti, appoggiati dall’Iran.
Lo scontro intestino aveva permesso ai guerriglieri del Nord di arrivare fino al confine con l’Arabia Saudita, oltre a lanciare l’attacco missilistico sugli impianti petroliferi sauditi lo scorso 14 settembre. Una pace generale resta lontana, nonostante la mediazione dell’Onu. Nella guerra, secondo la ong americana Armed Conflict Location and Event Data Project (Acled) sono morte dal 2015 centomila persone, 12 mila civili.