La commissione elettorale del Wisconsin ha ricevuto una richiesta per un nuovo conteggio dei voti nello stato vinto con uno stretto margine da Donald Trump nelle elezioni dello scorso 8 novembre.
La richiesta è stata presentata dalla candidata presidenziale del Partito dei verdi, Jill Stein, che si è impegnata a presentare a breve un’istanza per il riconteggio dei voti anche in Michigan e Pennsylvania.
Una vittoria di Clinton in Wisconsin non ribalterebbe il vantaggio di Trump, poiché aumenterebbe il suo risultato di soli 10 Grandi elettori.
Ma la vittoria in Wisconsin, in Michigan (16 Grandi elettori) e in Pennsylvania (20 grandi elettori) significherebbe la vittoria per Hillary Clinton.
Jill Stein, che aveva avviato una campagna di raccolta fondi per presentare il ricorso, ha annunciato che il riconteggio inizierà la settimana prossima.
Secondo molti analisti, ci sono le prove della manomissione nelle votazioni dei tre stati in cui il candidato repubblicano Donald Trump ha vinto con uno stretto margine.
Trump aveva ottenuto 290 Grandi elettori mentre Clinton, che ha riconosciuto la sconfitta, ne ha ottenuti 232. Il Michigan deve ancora dichiarare i risultati ufficiali.
Le preoccupazioni sul Wisconsin derivano dal fatto che la vittoria di Trump appare sproporzionata tra le contee che usano voto elettronico rispetto a quelle che usano solo schede cartacee.
L’uso delle schede elettroniche è diffuso in alcune contee del Wisconsin, ed è stato vietato in altri casi, tra cui la California, dopo che gli analisti hanno più volte dimostrato la facilità con cui possono essere manipolati i dati.
Decine di professori specializzati in sicurezza informatica, hanno firmato una lettera aperta ai leader del Congresso, esprimendo “profondo turbamento” a causa di segnalazioni di interferenze straniere, chiedendo un rapido intervento dei parlamentari.
“Il nostro paese ha bisogno di una accurata indagine pubblica del Congresso sul ruolo che le potenze straniere hanno giocato nei mesi precedenti fino a novembre”, hanno scritto gli accademici, pur rilevando che non intendono “mettere in discussione il risultato” delle elezioni in sé.
Alcuni esponenti del partito democratico sono riluttanti a chiedere verifiche a causa di irregolarità nei risultati perché durante la campagna elettorale avevano duramente criticato Trump che aveva paventato l’ipotesi di non riconoscere il risultato pensando che sarebbe stato “truccato” contro di lui.