La Commissione europea presenta oggi, mercoledì 21 marzo, la sua proposta sulla web tax, ossia sul regime di tassazione per i giganti di Internet.
L’iniziativa era stata richiesta dai 27 paesi membri lo scorso settembre, ma sul punto c’è grande divisione.
La Commissione presenta “nuovi requisiti contro l’elusione fiscale nella legislazione dell’Ue che disciplina le operazioni di finanziamento e investimento” e fornisce le linee guida sull’attuazione di tali requisiti e le informazioni relative a come gli stati membri dovrebbero valutare i progetti che coinvolgono entità elencate dall’Ue come non cooperative ai fini fiscali.
La Commissione invita inoltre i partner attuatori a rivedere le loro politiche interne nei confronti di queste entità non cooperative con l’obiettivo che queste rispettino la legislazione europea nei settori dell’elusione fiscale e della tassazione equa.
Con la web tax Bruxelles punta a fare pressing sulla comunità internazionale su un tema che sta creando tensioni con gli Stati Uniti.
Il punto più significativo della proposta della Commissione riguarda la definizione di una presenza digitale standard del contribuente per tassarne i profitti, diversamente dalla presenza fisica utilizzata finora.
Bruxelles propone un meccanismo di tassazione sul fatturato a livello nazionale delle singole imprese digitali. Il meccanismo si applicherebbe a oltre 100 imprese europee, americane ed asiatiche.
Tuttavia, la proposta potrebbe rimanere lettera morta.
Il gruppo dei paesi favorevoli al provvedimento, tra cui l’Italia, deve fronteggiare l’opposizione di alcuni stati membri, la cui legislazione fiscale è molto più leggera rispetto ai giganti della rete.
La web tax, in particolare, è sostenuta con decisione da Italia, Francia, Spagna e Germania, mentre Olanda, Irlanda, Cipro, Malta e in parte la Danimarca frenano, cercando di guadagnare tempo, anche se nessuno si è espressamente detto contrario alla misura.
Alle difficoltà politiche interne all’Unione europea si aggiungono le frizioni con gli Stati Uniti sui dazi su acciaio e alluminio sostenuti dall’amministrazione guidata dal presidente Donald Trump.
Tuttavia, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha assicurato che le due questioni non sono in relazione tra loro.
I paesi che sostengono più attivamente la necessità di una web tax stanno considerando l’ipotesi di procedere con una cooperazione rafforzata.