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    Il volo MH17 precipitato in Ucraina nel 2014 fu abbattuto da un missile russo

    Secondo la commissione d'indagine internazionale il missile che causò l'incidente era di fabbricazione russa e fu lanciato dai ribelli ucraini filorussi

    Di TPI
    Pubblicato il 28 Set. 2016 alle 15:02 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:37

    La commissione d’inchiesta internazionale che sta indagando sull’abbattimento del volo di linea della Malaysian Airlines, precipitato nell’Ucraina orientale nel luglio del 2014, ha stabilito che l’aereo, un Boeing 777, è stato colpito da un missile Buk di fabbricazione russa, lanciato da un villaggio controllato dai ribelli ucraini filorussi.

    Mosca aveva invece insinuato che il volo MH17 partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, era stato abbattuto dalle forze armate ucraine. Nell’incidente erano morte tutte le 298 persone a bordo.

    Secondo quanto hanno rilevato gli investigatori – un team composto da Paesi Bassi, Australia, Belgio, Malesia e Ucraina – il sistema di lancio utilizzato in quella occasione sparò un unico missile dal villaggio di Pervomaysk e fu più tardi riportato in Russia.

    Durante una conferenza stampa tenuta mercoledì 28 settembre 2016 nella città olandese di Nieuwegein, il team ha riferito che malgrado siano state individuate cento persone in qualche modo collegate all’episodio, non sono stati in grado di identificare i singoli sospetti da accusare formalmente.

    Inoltre, non è chiaro se i miliziani abbiano ricevuto l’ordine di lanciare il missile, e in tal caso da chi, o se abbiano agito in maniera indipendente.

    Il Cremlino tuttavia continua a negare il coinvolgimento dei ribelli filorussi. “I dati provenienti dai nostri radar che identificano tutti gli oggetti volanti che potrebbero essere stati lanciati o aver sorvolato il territorio controllato dai ribelli sono chiari, non c’era alcun razzo. E se un razzo c’era non poteva che essere stato sparato da qualche altro luogo”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov.

    Ma gli investigatori ribattono che non è stato dato loro l’accesso alle immagini radar cui fa riferimento Mosca.

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