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    Morto Vittorio Emanuele di Savoia: la malattia del figlio di Umberto II

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 3 Feb. 2024 alle 11:57 Aggiornato il 3 Feb. 2024 alle 17:17

    Morto Vittorio Emanuele di Savoia: la malattia del figlio di Umberto II

    Quale era la malattia di Vittorio Emanuele di Savoia, il figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II morto oggi a Ginevra? Vittorio Emanuele di Savoia avrebbe compiuto fra pochi giorni 87 anni. Non sono note particolari malattia che hanno portato alla morte. Nel comunicato della Casa Savoia si dice che si è spento serenamente. Alle ore 7.05 di questa mattina, 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra. Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile”.

    Classe 1937, dopo la vittoria della Repubblica al referendum, lascia l’Italia per il lungo esilio, con la madre e le sorelle, Maria Pia, Maria Beatrice e Maria Gabriella, e si trasferisce in Portogallo.

    Si innamora di Marina Ricolfi Doria, campionessa di sci d’acqua ed erede dell’industria dolciaria omonima. Nonostante la ferma opposizione paterna, Vittorio Emanuele non rinuncerà a Marina Doria, che non aveva nessun titolo nobiliare da vantare. Per poterla sposare, il 15 dicembre 1969 arriva a emanare un decreto reale in cui si autoproclama re d’Italia, in virtù dell’esilio di Umberto II, considerato – da Vittorio Emanuele – come un’abdicazione di fatto. Il suo secondo atto da Capo della Real Casa è di insignire Marina Doria del titolo di duchessa, risolvendo così la sua condizione di borghese. Si sposano a Las Vegas.

    Nel 1973 viene al mondo Emanuele Filiberto, primogenito della coppia più discussa della nobiltà. La nascita dell’erede riavvicina la famiglia Savoia, senza però che Umberto II arrivi a modificare la sua decisione rispetto alla divisione ereditaria dei suoi beni, che dopo il matrimonio di Vittorio Emanuele aveva ripartito equamente tra i quattro figli, al posto di destinare una quota maggiore all’unico maschio, suo erede dinastico.

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