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    7 persone sono state uccise in Kashmir

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 8 Lug. 2017 alle 14:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:05

    Sabato 8 luglio, sette persone sono state uccise in Kashmir alla frontiera tra il Pakistan e l’India. A riportarlo è stata l’agenzia di stampa Reuters. La regione è contesa tra i due paesi dell’Asia meridionale dalla partition verificatasi a seguito della decolonizzazione del Regno Unito nel 1947.

    Secondo fonti locali, cinque persone sono morte nel Kashmir controllato dal Pakistan e dieci sono state ferite, mentre, due civili sono stati uccisi e due sono rimasti feriti sul lato indiano della frontiera. Secondo la ricostruzione delle forze armate dei due paesi, le vittime sarebbero morte a causa dello scambio di colpi di artiglieria al confine.

    L’incidente si è verificato durante una giornata di scontri tra i manifestanti e la polizia nello stato indiano del Jammu e Kashmir, la frazione della regione sotto il controllo dell’India. I dimostranti stavano protestando contro le autorità indiane nel giorno del primo anniversario della morte di Burhan Wani, militante islamista e indipendentista kashmiro ucciso nel 2016 dall’esercito di New Delhi.

    Il giovane, morto a soli 22 anni, aveva abbracciato la lotta lotta armata ed era entrato in clandestinità. L’uomo, considerato un terrorista dalle autorità indiane, sollecitava la popolazione in prevalenza musulmana della regione a sollevarsi contro le autorità di New Delhi attraverso diversi interventi sui social network.

    Venerdì 7 luglio, le autorità indiane avevano bloccato la rete internet in tutto il Kashmir, dopo aver dichiarato il coprifuoco a Dadasara, città natale del giovane miliziano per timore di manifestazioni violente dei sostenitori dell’indipendenza della regione da New Delhi in ricordo della morte del ragazzo.

    L’8 luglio, secondo un testimone citato dall’agenzia di stampa Reuters, manifestanti indipendentisti a volto coperto hanno lanciato pietre contro la polizia nel centro di Srinagar, la capitale estiva della regione. La polizia ha risposto con il lancio di lacrimogeni.

    “La jihad è la nostra via, la libertà il nostro destino”, urlavano i dimostranti alzando al cielo ritratti del giovane Wani.

    Il possesso integrale della regione, divisa al momento tra India, Pakistan e Cina, che occupa alcuni ghiacciai all’estremo nord del Kashmir, è stata la causa di ben due guerre su tre combattute tra Islamabad e New Delhi.

    L’India accusa da anni il Pakistan di infiltrare militanti islamisti nel regione per condurre attentati terroristici, un’accusa sempre negata dalle autorità di Islamabad. Al momento New Delhi impiega migliaia di soldati per sedare le rivolte nella regione che da 28 anni continua a essere teatro di scontri e violenze in nome dell’indipendenza, al grido di azadi, letteralmente libertà in lingua kashmira.

     

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