Con indosso una gonna di tulle rosso e un fiocco coordinato dello stesso colore, Nawar al-Awlaki posa sorridente davanti all’obiettivo che la ritrae seduta sugli scalini. Nawar è morta domenica 29 gennaio 2017 all’età di otto anni, uccisa da un raid lanciato dall’esercito americano in Yemen autorizzato dalla nuova amministrazione guidata da Donald Trump. È quanto dichiara al Guardian il nonno della bambina ed ex ministro dell’Agricoltura yemenita, Nasser al-Awlaki.
La bambina era la figlia di Anwar al-Awlaki, ideologo del gruppo terroristico di al-Qaeda nella Penisola Arabica nonché cittadino americano, ucciso nel settembre del 2011 in un attacco da parte di un drone americano in Yemen. Il figlio sedicenne di Awlaki, Abdulrahman, era stato ucciso in un secondo attacco poco dopo.
L’operazione condotta dal Comando congiunto delle operazioni speciali (Jsoc) – una componente interna del commando delle operazioni speciali degli Stati Uniti, che ha il compito di pianificare le operazioni condotte dalle forze speciali delle forze armate americane – è stata lanciata per raccogliere informazioni sulle operazioni sospette dell’organizzazione terroristica affiliata ad al-Qaeda – conosciuta anche com Ansar al-Sharia o Aqap – attiva in Yemen e in Arabia Saudita.
A riferire dell’operazione è stato il colonnello John Thomas, portavoce del comando centrale degli Stati Uniti. La pianificazione del raid era iniziata mesi prima, sotto l’amministrazione guidata da Barack Obama, ma non era mai stata approvata secondo quanto riferito dallo stesso Thomas. Il colonnello ha precisato di non sapere nel dettaglio il perché l’amministrazione precedente non avesse mai autorizzato l’operazione e ha confermato come quest’ultima avesse effettivamente esercitato un “veto”.
Un ex funzionario ha ribadito che le strategie per condurre quest’operazione erano stato riviste innumerevoli volte, ma non erano state valutate abbastanza solide per poter giustificare rischi futuri. La questione è passata alla amministrazione Trump, che ha approvato l’operazione cinque giorni dopo l’insediamento del nuovo presidente. Tra i consiglieri che hanno sostenuto la decisione ci sono anche il genero Jared Kushner e Stephen Bannon, nonché il segretario alla Difesa generale Jim Mattis.
In campagna elettorale, l’allora candidato repubblicano in un’intervista a Fox News del dicembre 2015 aveva dichiarato di approvare l’uccisione dei parenti dei sospetti terroristi.
Il colonnello Thomas ha negato con forza che le unità speciali statunitensi fossero state informate della presenza di civili prima di lanciare il raid che ha ucciso almeno 30 civili, tra cui 10 donne e tre bambini. Nell’operazione sono morti anche William Owens, uno degli uomini delle forze speciali della Marina degli Stati Uniti, e 14 miliziani.
Secondo fonti militari, sono stati commessi numerosi errori. Gli abitanti dei villaggi della zona avevano notato che i droni volavano a quota insolitamente bassa. Inoltre le forze speciali, cui non era stato fornito sufficiente materiale d’intelligence, si erano trovate davanti postazioni fortificate e mine antiuomo.
Da lì è scaturito un conflitto a fuoco durato un’ora. Per quanto riguarda i mezzi aerei spediti in aiuto alle forze di terra, uno aveva manifestato dei problemi tecnici e si era schiantato ferendo i due piloti.
In una lunga intervista rilasciata al Guardian, il nonno della bambina ed ex ministro dell’Agricoltura yemenita, Nasser al-Awlaki, ha dichiarato di non credere che gli americani volessero uccidere sua nipote.
“Mia nipote stava trascorrendo un po’ di tempo con la madre, per cui quando è iniziato l’attacco stavano sedute in casa e un proiettile l’ha colpita al collo alle 2:30 del mattino”, ha raccontato l’uomo raggiunto telefonicamente in Yemen. L’obiettivo era un campo di Aqap vicino al-Bayda, nello Yemen meridionale. “Non è morta solo Nawar, ma anche gli altri bambini presenti in casa sono stati uccisi”.
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