La vitamina D aiuta a prevenire il rischio di contrarre il Coronavirus
Uno studio lo conferma: la vitamina D aiuta a prevenire il rischio di contrarre il Coronavirus. La notizia già circolava da settimane, ma prima d’ora non si era avuto un riscontro scientifico. Giancarlo Isaia e Enzo Medico, docenti dell’Università di Torino, avevano notato ad esempio che un alto numero di pazienti affetti da Covid-19 avevano un’elevatissima carezza di vitamina D. Ma anche nel loro caso la ricerca era stata criticata perché priva di riscontri scientifici. A cambiare le carte in tavola, però, è ora uno studio, pubblicato sulla rivista Aging Clinical and Experimental Research, il quale dimostra che esiste un’associazione tra i bassi di livelli di vitamina D e il numero dei casi.
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Condotto dai ricercatori della Anglia Ruskin University di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra, lo studio si è concentrato soprattutto su Italia e Spagna, due dei Paesi europei dove si è registrato il più alto tasso di mortalità, dove si è scoperto che le popolazioni di entrambi i Paesi hanno in media i livelli più bassi di vitamina D rispetto a tutta la popolazione europea. Oltre alla diminuzione dei morti, però, la vitamina D potrebbe anche diminuire i casi, prevenendo dunque direttamente il rischio di contrarre l’infezione. Il suo ruolo, infatti, è legato all’Ace2, l’enzima di conversione dell’agiotensina2, la “porta d’ingresso” del virus nelle cellule. Ace2 è presente anche nel sangue dove agisce con anticorpo neutralizzante, favorito proprio dalla vitamina D.
La vitamina D si trova in alimenti quali salmone, aringa, sgombro, sardine, ma anche l’olio di fegato di merluzzo, latte e yogurt interi, burro, formaggi grassi, uova, e le verdure a foglia verde, funghi e cioccolato e contiene due minerali fondamentali per la formazione di ossa e denti. Agisce, poi, sui globuli bianchi, quelli che si “attivano” quando è in corso un’infezione, proteggendo dalle infezioni acute del sistema respiratorio.
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