Anlong Pi. A molti questo nome non dirà nulla ma per le 150 famiglie che ci vivono, rappresenta l’unico lavoro. Anlong Pi è la discarica di Siemreap, la cittadina cambogiana base per le visite al sito Unesco di AngKor Wat.
Le rovine di Angkor accolgono ogni anno quasi 2 milioni di turisti i quali soggiornano a Siemreap.
Bastano questi dati per capire l’enorme quantità di immondizia che viene prodotta e che per quanto venga mal pagata la sua raccolta, 2 dollari al giorno, per molte persone rappresenta un’occasione di vita migliore di quella che avrebbero facendo altri lavori.
Il paese lo abbiamo visitato nel 2014 e nel 2016 per un progetto di tesi Unesco sui villaggi galleggianti, ed in soli 2 anni le cose sono molto migliorate: commercio, hotel di lusso per i turisti, e un gran numero di Suv per strada. È arrivata anche la fibra ottica.
Ma non è tutto oro quello che luccica. In Cambogia la percentuale di povertà è sempre elevata e lo stato non sembra in grado di trovare dei seri sistemi per ridurla.
A Phnom Penh la grande discarica di Stung Meanchey è stata chiusa anni fa, ma scavando un po’ oltre l’apparente superficie si scopre che è solo stata spostata con divieto assoluto di entrata per i non addetti ai lavori.
La stessa cosa è successa per Anlong Pi, la discarica di Siemreap dove fino a qualche anno fa si poteva entrare liberamente e stava diventando un attrazione per i turisti.
Lo stato ne ha vietato l’ingresso. Noi siamo riusciti ad entrare grazie all’aiuto di un amico cambogiano. Nulla è cambiato rispetto agli anni passati. I bambini continuano a vivere nell’immondizia aspettando che i grossi camion dei rifiuti scarichino i loro enormi cassoni. Le persone che vi lavorano sono munite di una specie di lancia per arpionare i rifiuti e metterli in un sacco.
La vita nella discarica
A cura di Enzo Mistretta ed Elena Sentieri
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