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    Virus Cina, l’allarme: “Può mutare e propagarsi più facilmente”. I morti salgono a 17, 400 contagi in tutto il Paese

    Il Centro europeo di controllo delle malattie, intanto, ha modificato la classificazione del rischio portandolo da "basso" a "moderato". Primo caso registrato negli Usa e a Macao

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 22 Gen. 2020 alle 06:55 Aggiornato il 22 Gen. 2020 alle 19:57

    Virus Cina, salgono a 17 i morti. Le autorità avvertono: “Può mutare”

    Il misterioso virus che si è diffuso in Cina e che fa parte della stessa famiglia della Sars può “mutare e propagarsi più facilmente”: lo riferiscono le autorità di Pechino, le quali informano anche che il nuovo coronavirus ha fino ad ora contagiato oltre 400 persone, provocando 17 morti in tutto il Paese, tutti nella provincia di Hubei dove si trova la città-focolaio di Wuhan.

    La regione semi-autonoma cinese di Macao ha annunciato il primo caso accertato del coronavirus apparso in Cina e ha ordinato a tutti gli impiegati dei suoi casinò di indossare una maschera per arginare l’epidemia.

    Il caso riguarda un’imprenditrice di 52 anni arrivata domenica in treno dalla vicina città di Zhuhai. “Una serie di test ha dimostrato che era positiva al coronavirus e che aveva sintomi di polmonite”, ha detto ai giornalisti Lei Chin-lon, capo del dipartimento della salute di Macanan.

    Tuttavia, secondo alcune stime non ufficiali, il virus avrebbe già contagiato oltre 1500 persone.

    Un primo caso di paziente affetto da coronavirus è stato registrato anche ad Hong Kong. Lo riferiscono fonti citate dall’emittente Rthk. Hong Kong si aggiunge all’elenco di Paesi e terrori che hanno avuto almeno un caso accertato di polmonite da coronavirus.

    Intanto, il Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc) ha ritoccato al rialzo la classificazione del rischio, portandolo da “basso” a “moderato”.

    Il virus, il cui focolaio è stato individuato nella città di Wuhan, ha già oltrepassato i confini: alcuni casi, infatti, sono stati registrati in Thailandia, Giappone, Corea del Sud, Australia, mentre nella giornata di martedì 21 gennaio si è registrato il primo caso negli Stati Uniti.

    Nello specifico, in Thailandia, le autorità hanno segnalato due nuovi casi di polmonite di Wuhan, portando a 4 il numero di infezioni nel Paese del nuovo coronavirus. L’ultimo caso è stato quello di una donna thailandese di 73 anni che recentemente è tornata dalla città cinese di Wuhan, l’epicentro della malattia.

    Un cinese, il cui caso è stato scoperto al suo arrivo in Thailandia domenica, si trova al Centro per le malattie infettive di Bambrasnaradura, a nord di Bangkok. La Thailandia, come altri paesi della regione, ha attuato una serie di misure nei principali aeroporti internazionali del Paese per monitorare i voli dalla Cina.

    La Corea del Nord valuta di chiudere temporaneamente i confini per evitare l’arrivo di turisti stranieri, in gran parte cinesi, come precauzione contro il virus. Lo riferiscono i maggiori tour operator specializzati nei viaggi nel Paese.

    Dopo la scoperta che il virus può trasmettersi da uomo a uomo, sono stati intensificati i controlli negli aeroporti internazionali, mentre l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità ha convocato per la giornata di oggi, mercoledì 22 gennaio, un comitato d’urgenza a Ginevra per verificare se il “focolaio rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere fatte per fronteggiarla”.

    Il rischio di contagio in Europa è ancora piuttosto basso, anche se il livello di guardia resta alto anche a causa della concomitanza con il capodanno cinese, che vedrà molti cittadini cinesi viaggiare in occasione della festività.

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    Da giovedì 23 gennaio, nell’aeroporto di Roma Fiumicino verranno controllate le temperature corporee tramite scanner dei passeggeri provenienti dalla città di Wuhan. È prevista, inoltre, la compilazione di una scheda in cui indicare destinazione e percorso dei passeggeri una volta sbarcati.

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