Scade oggi, lunedì 19 dicembre 2016, il mandato del presidente della Repubblica democratica del Congo Joseph Kabila e si temono esplosioni di violenza.
La ragione della rabbia popolare è che non si sono tenute elezioni nonostante l’incarico di Kabila sia in scadenza e i suoi oppositori ritengono che il presidente voglia rimanere al potere in violazione alla costituzione.
Le presidenziali sono state infatti rimandate fino almeno all’aprile 2018 a causa delle difficoltà logistiche e finanziarie di organizzare le votazioni e alcuni dei leader dell’opposizione hanno avvallato la decisione di Kabila di rimanere in carica fino ad allora. Anche la Corte costituzionale ha stabilito che il presidente può prolungare il proprio mandato.
L’accordo, tuttavia, è ritenuto illegittimo da molti e si teme che si verifichino scontri, specialmente nella capitale Kinshasa, una città da 12 milioni di persone per lo più vicine all’opposizione, dove però questa mattina la situazione appariva tranquilla.
La maggior parte dei residenti hanno preferito rimanere a casa e chiudere negozi e attività, mentre le forze di sicurezza hanno mobilitato paramilitari, agenti di polizia e veicoli corazzati e allestito alcuni checkpoint.
Il governo ha vietato proteste in città, ma si teme che la Repubblica democratica del Congo precipiti nuovamente nel caos e nella guerra a vent’anni dalla caduta del regime di Mobutu Sese Seko. Il paese non ha mai vissuto una transizione di potere pacifica dall’indipendenza, ottenuta nel 1960.
In effetti, alcuni miliziani hanno attaccato una prigione nell’est del paese, ingaggiando le forze di sicurezza in uno scontro a fuoco, nel tentativo di liberare alcuni prigionieri.
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