Gli incendi che hanno colpito la Grecia negli ultimi giorni hanno sconvolto l’opinione pubblica greca e quella internazionale non solo per la portata dei danni, quanto per il numero di vittime coinvolte: al momento almeno 85 persone sono morte per le ustioni e 550 sarebbero i feriti, tra cui 16 bambini in gravi condizioni.
E se in Grecia si procede ancora con la ricerca dei dispersi e con la conta dei danni, da più parti si sollevano le polemiche per come è stata gestita l’emergenza.
Secondo quanto riporta “Ekathimerini”, un quotidiano locale, gli esperti hanno rilevato che l’incendio che è divampato lunedì nella zona di Daou alle pendici orientali del Monte Pendeli si è propagato in una foresta di pini particolarmente infiammabili mentre soffiavano forti venti: la combinazione dei due fattori ha fatto sì che il rogo andasse fuori controllo molto velocemente e si espandesse fino a raggiungere la costa in un paio d’ore.
I pompieri e i Canadair erano impegnati a domare un altro incendio a Kineta, nell’Attica occidentale, e ciò avrebbe comportato un ritardo nei soccorsi.
Gli esperti dei pompieri sono convinti che la negligenza maggiore sia dovuta alla totale assenza di un piano emergenze e incolpano in particolare il servizio antincendio, l’autorità regionale dell’Attica e il segretariato generale per la protezione civile.
Secondo gli ufficiali dei pompieri, è indicativo il fatto di essere stati colti impreparati nonostante l’allerta di livello 4, il livello più grave, emessa nel fine settimana in tutta l’Attica e questo a causa di una grave disorganizzazione del comparto particolarmente danneggiato dai tagli verticali a polizia e vigili fuoco.
L’ultimo taglio al ministero della Protezione civile, dal quale dipendono i vigili del fuoco in Grecia, è arrivato con il quattordicesimo pacchetto di austerità a primavera dello scorso anno. L’area della sorveglianza antincendio ha perso allora 34 milioni di euro, distribuiti fra il personale e i mezzi.
Era il 2017 quando 5mila vigili del fuoco scendevano in piazza ad Atene, nella consueta Piazza Sintagma, per dire no all’ennesimo provvedimento che prevedeva un taglio di 4mila unità su 12mila.
Mezzi obsoleti, idrovore vecchie o con le gomme a terra, che hanno raggiunto i cinque punti degli incendi 120 minuti dopo gli allarmi. Lo stipendio di un dirigente è di 1.185 euro.
Addirittura lo scorso 16 luglio il governo aveva deciso di donare due veicoli antincendio ai comuni al confine con l’Albania, in nome di una ritrovata amicizia politica con il paese delle Aquile.
Tre settimane fa, il ministro della Difesa Panos Kammenos aveva deciso di aumentare di 100 euro lo stipendio a militari, vigili del fuoco e poliziotti in servizio in aree geografiche con caratteristiche simili con quelle di Evros e le isole dell’Egeo. In particolare al confine continentale con Epiro, Macedonia, Tracia, e l’isola di Skyros, ma considerato dalle stesse forze dell’ordine solo un’elemosina.
È difficile dire oggi se quell’ennesimo taglio spieghi, almeno in parte, ciò che riferiscono alcuni testimoni dall’area più colpita dalle fiamme: a lungo non si è visto nessun intervento, niente elicotteri o aerei antincendio, nessun piano di evacuazione.
Era il 19 luglio 2018, giusto pochi giorni prima degli incendi divampati in Grecia, quando in una lettera indirizzata al governo e al comparto della protezione civile, i vigili del fuoco greci e alcuni sindacati dell’USP chiedevano un aumento degli uomini a disposizione, riportando i nomi dei colleghi morti sul luogo di lavoro.
Rileggendola oggi, si direbbe quasi profetica:
“Ognuno di loro è morto semplicemente facendo il suo lavoro in una professione che si imbatte spesso nel sottile limite che separa la vita dalla morte”, scrivono nella lettera.
“A quasi 90 anni dalla fondazione dei Vigili del Fuoco, sappiamo che la nostra professione è estremamente pericolosa e le condizioni di lavoro sono spesso imprevedibili”.
“Tuttavia”, prosegue la missiva, “questo particolare ambiente di lavoro richiede la protezione speciale dei vigili del fuoco proprio per ridurre l’esposizione all’alto rischio professionale e per garantire la salute delle persone che vi lavorano”.
“In questa direzione, purtroppo, l’interesse dello stato è minimo”, specificavano nella lettera.
“Chiediamo un aumento della flotta, una buona manutenzione dei mezzi esistenti e una serie di disposizione legislative che aumentino la sicurezza del personale dei vigili del fuoco”.
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