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    Vigilantes contro Boko Haram

    Gruppi di civili armati con bastoni e machete hanno deciso di opporsi alle bande di islamisti

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 24 Lug. 2013 alle 11:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:51

    Sono costituiti per lo più adolescenti, o giovani intorno ai 20 anni, i gruppi di civili che hanno affiancato spontaneamente l’esercito nigeriano nella lotta contro il movimento islamista di Boko Haram. Presidiano posti di blocco in tutte le città musulmane del nord del Paese, e operano una ricerca casa per casa per trovare sospetti e consegnarli all’esercito. Hanno armi rudimentali alla mano: bastoni, machete, coltelli e tubi di ferro, e non si lasciano intimorire dai gruppi islamici ben armati. Tra loro c’è anche qualche donna.

    Le squadre di vigilantes sono nate a Maiduguri, capitale dello stato del Borno, nel nord della Nigeria, all’inizio del mese di giugno. A fine maggio, il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, aveva dichiarato lo stato di emergenza e disposto l’invio di truppe extra per fermare gli attacchi del gruppo islamico.

    “Boko Haram” vuol dire “l’educazione occidentale è peccato”. Il movimento è nato nel 2002, ma ha iniziato a compiere operazioni di guerriglia nel 2009, allo scopo di creare uno Stato islamico all’interno della Nigeria. Il suo fondatore e leader, Mohammed Yusuf, è morto nel 2009, mentre si trovava in custodia ed è stato sostituito da Abubakar Shekau. Da quell’anno oltre 2 mila persone sono state uccise in attacchi terroristici. Solo lo scorso mese ci sono stati 4 diversi attacchi rivendicati dagli islamisti contro le scuole, con 48 bambini e 7 insegnanti uccisi.

    Lo strumento dei gruppi di vigilantes si sta rivelando utile per mettere fine agli attacchi, Finora avrebbero consegnato più di cento sospetti nelle mani dell’esercito. Il generale Chris Olukolade ha parlato di “collaborazione civile necessaria per il successo dell’operazione di sicurezza interna”. I soldati provengono per la maggior parte da zone diverse della Nigeria, e non parlano la lingua Kanuri, che è invece quella parlata nello stato del Borno; per questo la collaborazione di civili del luogo diventa preziosa e può consentire di instaurare un rapporto di fiducia e effettiva influenza sul territorio.

    Questo contributo ha, però, un’altra faccia: i gruppi di civili armati potrebbero diventare essi stessi un pericolo qualora decidessero di schierarsi contro l’esercito. Kole Shettima, presidente del “Centro di Democrazia e Sviluppo” nella capitale Abuja, sostiene che la presenza dei gruppi armati accentua il conflitto e potrebbe allontanare la fine delle ostilità nel Paese.

    Inoltre, esiste già qualche rapporto che attesta che i vigilantes avrebbero ucciso dei sospettati, anziché consegnarli alle autorità. “Laddove esistano vigilantes che non fanno parte del sistema di sicurezza stabilito per legge, vi è una reale possibilità di abuso” ha dichiarato Clement Nwankwo, direttore esecutivo del Policy and Legal Advocacy Center ad Abuja.

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