Nel pomeriggio di oggi alcuni media stranieri, tra cui l’Irish Times e il Daily Mail, avevano parlato di una mail circolata tra il personale delle Nazioni Unite in cui si sconsigliava, anche nelle comunicazioni ufficiali, l’utilizzo delle parole “guerra” o “invasione” con riferimento alla situazione in Ucraina. Secondo quanto riportato dai siti di notizie britannici gli addetti alla comunicazione erano stati invitati a usare parole come “conflitto” o “offensiva militare” per descrivere l’operazione mantenendo una sorta di “imparzialità” dopo che la Russia stessa ha praticamente bandito l’utilizzo di questi termini in tutto il Paese.
Ma le Nazioni Unite hanno smentito di aver inviato la mail al personale, facendo notare come lo stesso Segretario Generale Antonio Guterres abbia usato una vasta gamma di parole per condannare l’offensiva militare in Ucraina. “Non è successo che lo staff abbia ricevuto queste istruzioni”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric, ricordando che la sottosegretario generale per gli affari politici Rosemary Di Carlo ha parlato ancora ieri su Twitter di “una guerra insensata”.
“Il segretario generale Antonio Guterres ha usato una vasta gamma di parole in dichiarazioni ufficiali e parlando con la stampa per descrivere quanto sta accadendo”, ha aggiunto Dujarric, osservando che allo staff è stato chiesto di “inquadrare ogni comunicazione sull’Ucraina in maniera coerente con la posizione dell’organizzazione e le dichiarazioni del Segretario Generale”. Il portavoce non ha escluso che qualche dirigente in qualche sezione dell’Onu possa aver mandato una mail come quella citata dal quotidiano irlandese, ma che questo finora non è stato portato alla sua attenzione. Il quotidiano irlandese parlava anche del divieto di utilizzare la bandiera ucraina nel condividere notizie sulla guerra sugli account social dell’Organizzazione.
Intanto i termini “guerra” e “invasione” sono stati vietati dal Cremlino, che definisce l’offensiva comandata da Putin “operazione militare speciale” e due giorni dopo l’invasione russa ha ordinato ai media locali, tramite il regolatore Roskomnadzor, di cancellare i rapporti che usavano le parole “assalto”, “invasione” o “dichiarazione di guerra” , pena la multa o la censura. In seguito una nuova legge ha imposto pene detentive fino a 15 anni per chi diffonde notizie ritenute “false” sulle operazioni dei militari russi in Ucraina, ha chiuso due emittenti locali indipendenti e bloccato siti web di diversi media internazionali come BBC e Deutsche Welle. Decisioni che hanno portato diverse emittenti televisive, tra cui la Rai e la Cnn, a interrompere le trasmissioni a Mosca e ritirare i propri giornalisti dal Paese.