Nel giorno in cui l’esercito iracheno ha lanciato un’offensiva per riconquistare anche il lato occidentale di Mosul, ancora nelle mani dell’Isis, spunta un video choc che mostra uomini delle forze di sicurezza pestare e uccidere civili inermi per le strade della città.
A rivelarlo, il 19 febbraio, è stato il quotidiano The Guardian, riprendendo dei fotogrammi del video postato su alcune pagine di social network vicine alle forze irachene. Le immafini, che ricordano i filmati propagandistici diffusi dall’Isis, hanno indignato le Nazioni Unite e le organizzazioni a tutela dei diritti umani.
Secondo quanto riportato dal Guardian, in uno dei video più sanguinosi si vede un uomo dietro la telecamera che chiede a un gruppo di militari di picchiare quattro civili. “Ben fatto, avete fatto un gran lavoro”, si sente dire da uno dei soldati, prima che gli altri spingano i quattro a terra, uccidendone tre con delle mitragliatrici.
Una delle foto pubblicate dal quotidiano mostra uomini in uniforme, con in mano delle fruste, mentre in altri video diffusi su Facebook, secondo il Guradian, si vedrebbero giovani picchiati o costretti a imitare gli animali. Molte organizzazione umanitarie, da giorni, segnalano i potenziali pericoli legati all’ingresso dei militari iracheni a Mosul. Nell’esercito regolare, infatti, prevalgono gli sciiti, mentre la città è a maggioranza sunnita.
Per il quotidiano britannico c’è comunque il sospetto che i video non siano autentici, anche perché in netto contrasto con tutte le immagini postate nei profili facebook delle forze di sicurezza, che mostrano tutt’altro clima: selfie tra soldati e civili liberati dall’Isis, o militari che distribuiscono cibo alla popolazione.
Sui video l’ufficio del primo ministro iracheno ha aperto un’inchiesta, pur insistendo sul fatto che si tratta di materiale falsificato e calunnioso. “È estremamente importante che il governo iracheno prenda sul serio questi filmati”, ha avvertito Belkis Wille, che ha documentato per Human Rights Watch le violazioni dei diritti umani in Iraq.
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