“Che cosa posso portarle? Un espresso, un latte macchiato, un cappuccino?”
Quante volte avete sentito questa domanda? Potrebbe essere la domanda di una qualsiasi cameriera in un qualsiasi bar. In questo caso è la voce narrante del video realizzato dal filmmaker americano Ryan Christopher Lee, ma a pronunciarla è proprio una tazzina di caffè, quella che vi siete trovati davanti un milione di volte in chissà quanti momenti della giornata.
La tazza sembra aver visto di tutto: dall’inizio di una relazione all’incontro di una coppia che pone fine alla loro storia. Tra i due, a separarli, sempre le stessa tazzina, spettatrice muta delle molteplici forme che può assumere un incontro.
Ho visto lacrime. Lacrime di gioia, lacrime di dolore. Ho sentito le risate. Ho visto crescere relazioni. Tutto cominciava sempre con una semplice tazza di caffè. Qualche volta sono stata testimone della nascita di sogni e grandi idee, altre volte le ho viste morire. Sono stata presa nelle mani dei ricchi, dei poveri, dei giovani e degli anziani. Un modo unico di unire persone di diverse culture e credenze. Con me tra le loro mani, queste persone sono unite.
Il progetto è stato realizzato da Lee per Voice of the Voiceless, un’organizzazione nata per dare voce a coloro che non ne hanno. Il suo team India/Nepal della University of the Nations, a Kota, Hawaii, ha voluto spiegare in che modo una tazza di caffè possa trasformarsi in un testimone delle relazioni tra esseri umani, trascendendo ogni pregiudizio e barriera culturale.