Il vicepresidente di Samsung Electronics, Lee Jae-yong, è stato incriminato per i reati di corruzione e frode nell’ambito dello scandalo sulla corruzione e l’influenza politica che ha colpito la presidente della repubblica sudcoreana Park Guen-hye, ora sotto procedura di impeachment, e la confidente Choi Soon-sil, in stato di arresto. Ad annunciarlo è stata la procura speciale che indaga sul caso e che il 17 febbraio ha arrestato lo stesso Lee.
Incriminati anche altri quattro manager dell’azienda che produce cellulari e televisioni. Lee, nipote del fondatore di Samsung, era al vertice dell’azienda dopo i problemi di salute del padre nel 2014. Tra le accuse, è sospettato di aver versato l’equivalente di quasi 40 milioni di dollari in mazzette in cambio di favori pubblici. Il vice presidente di Samsung ha negato tutte le accuse.
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Gli inquirenti hanno ottenuto a dicembre l’incarico dal parlamento per completare le indagini in 70 giorni con altri 20 dedicati alla preparazione della verifica degli addebiti mossi contro Park e Choi. Il portavoce dell’Ufficio della procura, Lee Kyu Chul, ha spiegato che l’incriminazione ci sarà anche contro altre quattro persone, tra cui l’ex ministro della Cultura, Cho Yoonsun, e l’ex capo di Gabinetto di Park, Kim Ki-choon, per l’ostracismo verso migliaia di artisti colpevoli di essersi dichiarati lontani dalle posizioni presidenziali.
La Corte costituzionale sta valutando i profili giuridici riguardanti l’impeachment della presidente Park. Ieri si è tenuta l’ultima audizione, alla quale non si è però presentata. Secondo i media di Seoul il responso dovrebbe arrivare entro il 13 marzo.
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