Giovedì 8 giugno 2017 Papa Francesco ha incontrato la Presidenza della Conferenza Episcopale Venezuelana (Cev) giunta in Vaticano, come riporta una nota pubblicata dall’agenzia vaticana Fides, per esporre i “dettagli” della crisi istituzionale in cui da mesi versa il paese sudamericano e che di giorno in giorno corre sempre più il rischio di sfociare in una crisi umanitaria.
Alla grave tensione sociale e politica, si aggiunge infatti una carenza di cibo e medicine senza precedenti per il Venezuela; uno degli obiettivi dell’incontro è quello mantenere I riflettori accesi sulle principali questioni su cui da un anno lavora la diplomazia vaticana con diversi tentativi di mediazione da parte della Cev.
Apertura di canali umanitari per viveri e medicine
Dal primo aprile scorso gli scontri di piazza contro il governo di Nicolas Maduro hanno portato alla morte di 66 persone. Solo nella giornata di mercoledì 7 giugno ci sono stati 196 feriti e la morte di un ragazzo di 17 anni, colpito da un candelotto di gas lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo nel corso di una manifestazione. A ciò si aggiungono dati decisamente preoccupanti rispetto alla situazione sanitaria del paese. Mentre ormai circa l’80 per cento dei venezuelani vive in condizione dipovertà, nell’ultimo anno i decessi tra i neonati sono saliti di circa il 30 per cento, e i casi di malaria sono aumentati quasi dell 80 per cento rispetto al 2015.
Liberazione dei prigionieri politici
Durante le proteste che da 60 giorni agitano il paese più di tremila persone sono state arrestate e nel 60 per cento dei casi si tratterebbe di studenti. Più di 1.300 persone risultano ancora detenute e circa 400 sono state sottoposte alla giustizia militare. Inoltre, il 7 giugno il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha dichiarato di “non voler più vedere una sola unità della Guardia nazionale commettere atrocità”, ammettendo di fatto gli abusi in corso da parte delle forze dell’ordine venezuelane.
Restituzione dei poteri costituzionali al Parlamento e avvio di un percorso per indire elezioni democratiche
L’escalation di violenza ha raggiunto il suo massimo dopo l’avallo della Corte costituzionale del Venezuela alla convocazione di un’assemblea costituente per riformare la Costituzione, senza l’obbligo per di governo di Caracas di indire un referendum preventivo.
Mentre secondo Maduro la nascita della Costituente è l’unica soluzione per fermare il colpo di Stato in atto da parte delle opposizioni, queste denunciano l’operazione come l’ultimo escamotage del governo di Caracas per alterare gli equilibri in Parlamento, dove Maduro ha perso la maggioranza. L’elezione dell’assemblea costituente dovrebbe tenersi il 30 luglio, come stabilito dal Consiglio nazionale elettorale.
L’incontro di giovedì 8 giugno, chiesto dalla Presidenza della Cev, avviene a distanza di una settimana da un altro passaggio importante nel percorso della diplomazia vaticana, da più di un anno “apertamente” attiva per migliorare le sorti del paese sudamericano.
L’1 giugno il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano (presente anche all’incontro di giovedì) ha infatti ricevuto in vaticano Julio Borges, presidente del Parlamento venezuelano, in mano all’opposizione, e il deputato Stalin Gonzalez, capogruppo di Unidad Democratica.
Nel dicembre scorso, inoltre, il segretario di stato Vaticano, fu uno dei protagonisti insieme al gruppo di mediatori internazionali che sotto il coordinamento dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) tentò di riaprire, con un incontro sull’isola di Margarita, nel mar dei Caraibi, il dialogo tra il governo di Caracas e le opposizioni.
Altra importate figura presente all’incontro di giovedì e già in prima fila durante i precedenti tavoli è l’arcivescovo di Merida Baltazar Porras, presidente onorario della Cev. Come riporta Vatican Insider, quest’ultimo è amico di lunga data al cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin oltre ad essere un profondo conoscitore delle dinamiche del governo di Maduro e del suo predecessore Hugo Chavez.
L’ultimo incontro personale tra Papa Bergoglio e Nicolas Maduro risale a più di un anno fa, ad aprile del 2016, quando il presidente Venezuelano fece una tappa non preventivata a Roma.
Il pontefice, che al tempo aveva nominato l’arcivescovo Claudio Maria Celli come suo inviato speciale al tavolo delle trattative, durante un viaggio di ritorno dall’Egitto il 29 aprile scorso ha dichiarato che ogni tentativo di mediazione allora intrapreso “non ha avuto esito perché le proposte non sono state accettate o venivano diluite”. Concetto ribadito in una nota inviata all’episcopato del Venezuela nel maggio scorso, in cui Bergoglio si dice “convinto che i gravi problemi del Venezuela si possano risolvere se c’è la volontà di costruire ponti, di dialogare seriamente e di portare a termine gli accordi raggiunti”.
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