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    Crisi in Venezuela, il Brasile manda l’esercito al confine per bloccare i profughi

    L'esercito brasiliano. Credit: Beto Barata /AFP/Getty Images

    La decisione è stata presa dal presidente Temer "per garantire la legge e l'ordine"

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 29 Ago. 2018 alle 07:46 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:26

    Il presidente del Brasile Michel Temer ha annunciato durante un discorso televisivo che manderà l’esercito al confine col Venezuela per “garantire la legge e l’ordine”.

    “La situazione tragica del Venezuela sta minacciando tutto il Sud America”, ha detto Temer. Nelle ultime settimane milioni di venezuelani sono fuggiti dal paese a causa della gravissima crisi economica, la mancanza di cibo e medicine.

    La mossa di Temer serve proprio ad evitare un esodo di profughi dal paese governato da Nicolas Maduro al Brasile.

    Il presidente ha firmato il decreto martedì 28 agosto: truppe di soldati verranno dispiegate lungo le strade di confine tra i due paesi.

    Oltre a garantire la sicurezza dei brasiliani, il compito dei soldati sarà anche quello di prendersi cura della sicurezza dei migranti venezuelani, ha affermato Temer.

    Il Venezuela è schiacciato da una crisi economica senza precedenti. L’iperinflazione sta infatti schiacciando il paese, e secondo il Fondo Monetario Internazionale potrebbe arrivare a 1 milione per cento a fine 2018.

    Per cercare di sollevare le finanze dello Stato e dei cittadini, il presidente Nicolas Maduro ha avviato una riforma del sistema finanziario ed economico. Il “bolivar forte” è stato sostituito dal “bolivar sovrano”: la nuova moneta è stata privata di cinque zeri ed è ancorata alla criptomoneta “Petro” legata alle riserve petrolifere venezuelane.

    La moneta si è già svalutata del 96 per cento: per un euro ci vogliono 68,65 bolivar sovrani e 60 per un dollaro. Lo scambio precedente era a 2,48 bolivar contro dollaro.

    La profonda crisi economica del Venezuela ha effetti drammatici sulla popolazione, primo fra tutti l’aumento del prezzo dei generi alimentari.

    Schiacciati dalla crisi, milioni di venezuelani sono fuggiti dal paese ma per chi resta le condizioni per potere comprare beni, e fare la spesa, sono diventate proibitive.

    Lo stipendio che riceve un venezuelano è insufficiente a comprare abbastanza cibo per sfamare la propria famiglia.

    I paesi confinanti hanno difficoltà ad accogliere l’esodo dei venezuelani. L’agenzia per le migrazioni delle Nazioni Unite ha affermato la crisi dei migranti in Venezuela è paragonabile a quella del Mediterraneo nel 2015.

    Nelle scorse settimane, il Perù ha messo una stretta ai suoi confini iniziando a richiedere passaporti anziché carte d’identità ai migranti venezuelani. Regolamenti simili sono stati introdotti in Ecuador, per poi però essere annullati da una sentenza della magistratura.

    Lo stato settentrionale del Roraima, in Brasile, ha anche tentato di chiudere il confine con il Venezuela, ma anche questo provvedimento è stato bloccato da un giudice.

    I ministri degli Esteri di Ecuador, Colombia, Perù e del Brasile dovrebbero incontrarsi e discutere della crisi venezuelana la settimana prossima, dopo che i massimi funzionari dell’immigrazione si sono incontrati in un precedente summit nella capitale della Colombia, Bogotà.

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