“Complimenti al Liverpool per la finale, ma è ora che il calcio italiano alzi la voce. Non è normale quello che è successo. All’andata abbiamo subito un gol in fuorigioco, stasera non ci hanno dato due rigori netti. Anche la Juve è stata danneggiata in Europa: questo è il momento di farsi sentire. Così non si può andare avanti, meritavamo noi”.
Sono le parole del direttore sportivo della Roma, lo spagnolo Monchi, al termine del ritorno della semifinale di Champions League tra i giallorossi e il Liverpool, giocata il 2 maggio 2018 allo stadio Olimpico.
La squadra di Di Francesco, nonostante abbia disputato una grande gara, si è vista negare la possibilità di accedere alla finale di Kiev per colpa di gravi errori commessi dagli arbitri sia nella prima sia nella seconda partita contro gli inglesi.
Anche nell’altra semifinale, giocata tra il Real Madrid e il Bayern Monaco, ci sono stati evidenti episodi che hanno fortemente penalizzato i tedeschi, consentendo agli spagnoli di raggiungere la loro terza finale di Champions consecutiva.
Ma è stato nel corso di tutta l’ultima edizione del massimo torneo di club in Europa che si è assistito a decisioni a dir poco discutibili da parte dei direttori di gara, che hanno condizionato i risultati delle partite.
Tralasciando gli enormi interessi economici in ballo, la domanda che sorge spontanea è come sia possibile, nell’era della tecnologia, non fornire un supporto video agli arbitri in una competizione così importante.
Eppure la Var, la Video Assistant Referee, nonostante abbia ancora bisogno di qualche aggiustamento, è stata testata con successo in Italia, Germania e Portogallo, dove è risultata decisiva per segnalare e correggere alcuni errori “umani” dell’arbitro.
Proprio per questo, il supporto video agli arbitri sarà presente anche ai Mondiali di Russia 2018.
Quando annunciò l’inserimento della Var ai Campionati del Mondo, il presidente della FIFA Gianni Infantino disse: “In questo modo non solo aiuteremo il direttore di gara, ma renderemo un po’ di giustizia anche al pubblico”.
Parole da incidere nel marmo, magari in quello dei muri della sede della Uefa a Nyon, dove il suo numero uno, Aleksander Ceferin, sta seguendo una direzione opposta.
Ceferin, infatti, nonostante i chiari errori arbitrali che hanno condizionato l’esito di questa Champions, non sembra intenzionato a ravvedersi, rinviando l’adozione del Var nelle competizioni Uefa a non prima della stagione 2019-2020.
In Champions, come in Europa League, si preferisce fare ricorso agli arbitri di porta, che avrebbero il compito di segnalare all’arbitro ciò che succede nelle aree di rigore, in virtù della loro visuale privilegiata.
Ma tutto ciò non avviene praticamente mai, destando un fondato sospetto sulla totale inutilità di questa figura (non) giudicante.
Ma vediamo quali sono stati gli episodi più eclatanti in cui gli errori degli arbitri nelle gare delle competizioni Uefa del 2018 (Champions e Europa League) sarebbero stati evitati grazie all’utilizzo della Var.
Ottavi di finale di Champions League, Real Madrid – Paris Saint Germain
Il centrocampista del Psg Lo Celso tocca appena il madridista Kroos in area. Per l’arbitro Rocchi è calcio di rigore.
La decisione del fischietto italiano è discutibile, ma non la posizione di fuorigioco da cui parte Kross, che andava quindi fermato prima di entrare in area.
Nella stessa partita, Rabiot del Psg calcia a botta sicura un tiro che viene fermato con il braccio dal difensore del Real Sergio Ramos. Sarebbe stato rigore ed espulsione, ma Rocchi non vede e lascia proseguire.
Entrambi gli episodi, se ci fosse stata la Var, sarebbero stati visti e giudicati correttamente.
Ottavi di finale di Europa League, Arsenal – Milan
L’attaccante inglese Welbeck cade in area senza essere toccato, commettendo una netta simulazione.
L’arbitro, però, cade nel tranello del giocatore dell’Arsenal e concede un rigore ai padroni di casa che con l’utilizzo della tecnologia non sarebbe mai stato assegnato.
Quarti di finale di Champions League, Juventus – Real Madrid
Negli ultimi minuti della gara di andata degli ottavi di finale di Champions tra Juventus e Real Madrid, Carvajal commette un chiaro fallo in area sul bianconero Cuadrado.
L’arbitro lascia proseguire e non concede il penalty che, alla luce della gara di ritorno giocata al Bernabeu, avrebbe potuto cambiare la storia della qualificazione.
Semifinale di Campions League, Liverpool – Roma
L’attaccante dei reds Mané segna il gol del momentaneo 3 a 0.
Tutta l’azione, però, è viziata da un netto fuorigioco di Salah, che, con la Var in campo, sarebbe stato segnalato annullando la rete del Liverpool.
Semifinale di Champions League, Real Madrid – Bayern Monaco
In questa partita sono molti gli episodi contestati dai bavaresi.
Ma se i due interventi di Sergio Ramos sull’attaccante del Bayern Lewandowski rimangono dubbi, il fallo di mano di Marcelo sul cross del tedesco Kimmich è evidente.
Con la Var in Champions sarebbe stato assegnato un calcio di rigore, che, se segnato, avrebbe probabilmente portato in finale il Bayern e non il Real.
Semifinale di Champions League, Roma – Liverpool
A mezz’ora dalla fine della partita, il terzino del Liverpool Alexander-Arnold para con la mano aperta un tiro di El Shaarawy diretto alla rete.
Una stoppata che nemmeno Michael Jordan al vertice della carriera sarebbe stato in grado di compiere.
L’arbitro non vede nulla e concede solo calcio d’angolo.
Sarebbe invece dovuto essere rigore per la Roma ed espulsione per il giocatore inglese.
Una decisione che, sommata ad un precedente fuorigioco inesistente segnalato al romanista Dzeko, avrebbe spostato di parecchio le sorti della qualificazione in favore della Roma.
La finale di Champions League vedrà sfidarsi a Kiev, il 26 maggio 2018, il Real Madrid e il Liverpool.
Ma l’impressione è che, se in Europa fosse stato previsto l’utilizzo della Var, a volare nella capitale ucraina sarebbero state il Bayern Monaco e la Roma.