Usa stop petrolio Iran – Il 2 maggio 2019 sono scadute le esenzioni concesse dagli Stati Uniti a otto paesi per l’importazione del petrolio prodotto in Iran.
La decisione era stata presa ad aprile dall’Amministrazione del presidente Donald Trump, che un mese fa aveva annunciato di non voler rinnovare le esenzioni che erano state concesse in precedenza ad alcuni paese, tra cui figura anche l’Italia.
Chi non si adeguerà incorrerà nelle sanzioni americane reintrodotte contro il paese degli Ayatollah dopo la decisione del presidente Trump di stracciare l’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dal suo predecessore, Obama.
L’obiettivo nel breve termine dell’Amministrazione americana è quello di “azzerare l’export di petrolio iraniano, negando al regime la sua principale fonte di entrate”. Sul lungo periodo, il fine di Trump è indebolire ulteriormente la stabilità del governo iraniano per poter arrivare ad un cambio al vertice del paese.
Le sanzioni – L’Iran era riuscito a vedersi annullare le sanzioni imposte anni prima dagli Stati Uniti grazie alla firma dell’accordo sul nucleare, firmato nel 2015 dall’Iran, dal presidente Barak Obama, dai membri del Consiglio di sicurezza più la Germania e dall’Ue.
Con l’arrivo alla Casa Bianca del presidente Donald Trump i passi avanti fatti con l’Iran sono stati però annullati: il nuovo presidente infatti ha deciso di stracciare l’accordo e di reimporre le sanzioni contro il paese degli Ayatollah.
Mossa che ha soddisfatto tanto Israele quanto l’Arabia Saudita, partner strategici per gli Stati Uniti nella regione.
Subito dopo l’annullamento dell’accordo sul nucleare, il presidente Trump aveva concesso 180 giorni di tempo di esenzione sulle importazioni di petrolio prodotto in Iran a 8 paesi: Italia, Grecia, Taiwan, Cina, India, Turchia, Giappone e Corea del Sud.
Gli effetti – L’annuncio del presidente americano della fine delle esenzioni ha causato nell’ultima settimana di aprile un aumento del costo del greggio.
Non appena saputo che gli Usa erano pronti a ripristinare le sanzioni contro l’Iran infatti i mercati del greggio hanno reagito e gli effetti si sono fatti sentire anche in Italia.
Alla vigilia del ponte del 25 aprile, sulle autostrade italiane il prezzo del carburante è arrivato a 2,041 al litro, con grande disappunto da parte degli automobilisti che si apprestavano a muoversi in occasione delle festività.
All’aumento del prezzo del carburante ha anche contribuito il caos che regna nuovamente in Libia, ma le sanzioni contro l’Iran sono state la causa primaria del rialzo del costo del greggio.