Usa, quei poliziotti che si uniscono alle proteste: “Marciamo insieme” | VIDEO
Da quasi una settimana ormai gli Stati Uniti sono teatro di un’ondata di proteste scoppiate a seguito della morte di George Floyd, il 46enne afroamericano morto a Minneapolis, soffocato dal ginocchio dell’agente Derek Chauvin, durante un arresto lo scorso 25 maggio. Numerose le città degli Usa che si sono unite alle manifestazioni partite da Minneapolis. Disordini anche in Canada e in Europa. Molte proteste sono state particolarmente violente, e molto violenta è stata anche la risposta della polizia, incitata in particolare modo dalle parole del presidente Donald Trump, che ha invocato il pugno di ferro contro i manifestanti chiedendo il dispiegamento della Guardia Nazionale e dell’esercito. Ma non tutti gli agenti hanno scelto di seguire questa strada, e oggi sono sempre di più i poliziotti che scendono in strada affianco ai manifestati chiedono giustizia per Floyd, dalla California al New Jersey, passando per Michigan e Missouri.
“Siamo qui per darvi voce”
È diventato virale il video dello sceriffo Chris Swanson che pochi giorni fa a Flint, in Michigan, ha approcciato così i manifestanti: “Noi siamo qui per assicurarci che la vostra voce venga ascoltata. Siamo qui per aiutare le persone, non per fare quelle cose senza senso. Vogliamo essere con voi per davvero, mi sono tolto il casco e ho posato il manganello. Rendiamola una parata, non una protesta!”. Lo sceriffo ha poi detto ai manifestanti che lui e la sua squadra avrebbero camminato con loro, piuttosto che pattugliare la loro protesta come da indicazione.
Il caso di Swanson non è, fortunatamente, isolato: alcuni agenti di polizia del New Jersey sono stati elogiati sui social media per aver marciato a fianco dei manifestanti nelle proteste tenutesi questo fine settimana. Sempre in New Jersey il capo polizia della contea di Camden, Joe Wysocki, si è unito alla prima linea a una marcia indossando la sua uniforme, una maschera protettiva e un cartello di pace. “Ieri è stato un altro esempio del continuo impegno, e di un dialogo molto reale, che la polizia di Camden sta avendo con i residenti, e che ha reso la nostra agenzia parte del tessuto di questa città”, ha detto in una dichiarazione alla stampa. “Sappiamo che insieme siamo più forti, sappiamo che insieme, nella città di Camden, possiamo creare uno spazio dove le forze dell’ordine si concentrano sulla riduzione della violenza e sul dialogo“.
Molto forti anche le immagini degli agenti di polizia di Coral Gables, nella contea di Maiami Dade, in California. Gli agenti si sono inginocchiati al passaggio dei manifestanti, come fece il giocatore di football americano Colin Kaepernick, nel 2016, quando si inginocchiò all’inno Usa in segno di protesta contro le violenze subite dagli afroamericani. Oggi il gesto di Kaepernick è diventato uno dei simboli delle proteste di questi giorni, assieme alle ultime parole di George Floyd “I can’t breath”, non riesco a respirare.
La capitalizzazione di un “trauma nero”
Nonostante gli elogi, soprattutto social, alla solidarietà mostrata dagli agenti sono numerosi i manifestanti e gli attivisti che guardano con sospetto a queste azioni. I membri del movimento Black Lives Matter New Jersey hanno fortemente criticato le azioni degli ufficiali di Camden, sostenendo di aver capitalizzato quello che è stato descritto come “trauma nero“. “Non ci sono parole che possano esprimere il disgusto per coloro che si mostrano falsamente solidali con la polizia, come immagine di pace a cui aspirare in mezzo in mezzo ad una violenza di sistema e istituzionale messa in atto contro la popolazione nera”.
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