Iran, Usa in pressing sull’Onu
Gli Stati Uniti sostengono che le sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran – revocate nel 2015 con l’accordo sul nucleare – sono tornate in vigore, dal momento che Teheran non ha rispettato gli impegni assunti con quell’intesa (da cui Washington si è sfilata nel 2018). Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha minacciato “conseguenze se gli altri Stati membri dell’Onu non applicheranno le sanzioni. Il resto della comunità internazionale, peraltro, non sembra orientata a seguire Washington.
Usa-Iran: cosa ha detto Pompeo
In un tweet pubblicato nella serata di sabato 19 settembre Pompeo ha dichiarato: “Sono tornate in vigore praticamente tutte le sanzioni contro l’Iran, il principale sponsor mondiale del terrorismo e dell’antisemitismo. Questo include un’estensione permanente dell’embargo sulle armi. Un’ottima notizia per la pace nella regione”.
Il segretario di Stato Usa spiega in una nota che “le sanzioni sono state nuovamente imposte all’Iran in base al processo di ripristino (snapback) ai sensi della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. “Il 20 agosto scorso gli Stati Uniti hanno notificato al presidente del Consiglio di sicurezza il significativo inadempimento dell’Iran dei suoi impegni presi con il Jcpoa (l’accordo sul nucleare, ndr). Questa notifica ha attivato il processo di trenta giorni che ha portato al ripristino delle sanzioni Onu precedentemente sospese, che sono entrate in vigore alle 20 (ora Washington) del 19 settembre”.
Gli Stati Uniti, sottolinea Pompeo, “hanno intrapreso questa azione decisiva perché, oltre al mancato rispetto da parte dell’Iran degli impegni presi dal Jcpoa, il Consiglio di sicurezza non ha esteso l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite all’Iran, in vigore da 13 anni. L’inazione del Consiglio di sicurezza avrebbe spianato la strada all’Iran per acquistare ogni sorta di armi convenzionali il 18 ottobre”. “Fortunatamente per il mondo- conclude il segretario di Stato americano – gli Stati Uniti hanno intrapreso un’azione responsabile per impedire che ciò accadesse”.
Il momento
La presa di posizione di Washington arriva a due settimane dalle elezioni presidenziali statunitensi e, soprattutto, pochi giorni dopo la firma alla Casa Bianca dell’a tra Israele, da una parte, ed Emirati Arabi e Barehin, dall’altra: un’intesa che, secondo molti analisti, ha tra i suoi principali obiettivi proprio quello di isolare l’Iran nella regione mediorientale.
La reazione dell’Iran
L’Iran, dal canto suo, risponde all’iniziativa di Washington esortando il mondo a “parlare con una sola voce” contro le “azioni irresponsabili” degli Stati Uniti. “Ci aspettiamo che la comunità internazionale e tutti i Paesi del mondo si oppongano a queste azioni irresponsabili del regime alla Casa Bianca e parlino con una sola voce”, ha detto Saeed Khatibzadeh, portavoce del ministero degli Esteri iraniano durante una conferenza stampa.
Trump è solo
L’appello di Teheran viene recepito dall’Unione europea. “Gli Stati Uniti hanno cessato unilateralmente la partecipazione al Jcpoa mediante memorandum presidenziale dell’8 maggio 2018 e successivamente non hanno partecipato ad alcun attività correlata all’accordo”, sottolinea l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell.
Gli Usa, pertanto, secondo Bruxelles, “non possono essere considerati uno Stato partecipante al Jcpoa e non possono avviare il processo di ripristino delle sanzioni Onu ai sensi della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite”. “Di conseguenza, continua ad applicarsi la revoca delle sanzioni in base agli impegni presi con l’accordo Jcpoa”.
Sulla stessa linea d’onda anche Mosca. L’affermazione degli Stati Uniti di imporre nuove sanzioni contro l’Iran è “illegittima”, secondo il ministero degli Esteri russo. “Le iniziative e le azioni illegittime degli Stati Uniti, per definizione, non possono avere conseguenze legali internazionali per altri Paesi”.
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