Usa, l’indagine ordinata da Barr sul Russiagate diventa inchiesta
L’indagine ordinata dal ministro della Giustizia americano William Barr sulle origini del Russiagate è diventata ora un’inchiesta penale. È quanto riferiscono oggi i media statunitensi.
Questo significa che i dirigenti e gli ex dirigenti dell’Fbi e del dipartimento di giustizia eventualmente coinvolti rischiano un’incriminazione e che aumenteranno i poteri di raccogliere prove dell’attorney John Durham, il titolare dell’inchiesta, anche con mandati emessi da un grand giurì per acquisire documenti e testimonianze.
L’inchiesta
La vicenda è nota e riguarda anche l’Italia. Il capo del governo Giuseppe Conte due giorni fa è stato ascoltato dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sul Russiagate, ovvero sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane del 2016. È stato chiamato a chiarire in particolare le modalità di due incontri avvenuti nei mesi scorsi tra il ministro della giustizia Usa William Barr e i vertici dei nostri 007.
L’indagine sulle origini del Russiagate negli Stati Uniti è iniziata per determinare da dove sia partita l’indagine dell’Fbi sulle presunte collusioni tra Donald Trump e il Cremlino durante le presidenziali del 2016 ed è stata affidata da Barr al procuratore John Durham, che ha il potere di emettere ordini di comparizione, rinviare a giudizio e convocare un gran giurì.
Secondo il presidente Donald Trump il dossier, che è stato aperto lo scorso maggio come indagine preliminare, “potrebbe coinvolgere anche l’Italia”.
Indagine allargata
Fox News ha riferito ieri che l’indagine dell’attorney Durham sulle origini dell’inchiesta dell’Fbi sul Russiagate “si è allargata sulla base di nuove prove scoperte durante il suo recente viaggio a Roma con il ministro della giustizia William Barr”. Fox ha citato fonti non meglio identificate.
Durante il viaggio – ha ricordato – i due hanno incontrato i dirigenti dei servizi di intelligence italiani.
Le stesse fonti di Fox hanno riferito che ora Durham è “molto interessato” a sentire James Clapper e John Brennan, direttori rispettivamente della National Intelligence e della Cia quando il controverso dossier dell’ex spia britannica Christopher Steele, pagato dalla campagna di Hillary Clinton e dal Partito Democratico, fu usato per intercettare l’ex consigliere di Trump Carter Page.