Un giudice della Louisiana ha bloccato gli effetti della sentenza pronunciata venerdì 25 giugno dalla Corte suprema, che ha cancellato la protezione costituzionale del diritto delle donne all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. La decisione prevede che si ritorni alla situazione precedente al 1973, quando la storica Roe vs Wade garantì il diritto all’aborto per la prima volta nel Paese: d’ora in poi infatti saranno i singoli stati a legiferare in materia, e in quelli che non hanno adottato norme specifiche saranno le sentenze dell’alta corte a dettare legge.
È il caso della Louisiana, uno dei 13 stati che ha adottato cosiddette trigger laws, leggi di divieto (dette “grilletto”) pronte a essere “innescate” un secondo dopo la decisione dei giudici supremi. Due ore dopo la sentenza, infatti, le ultime due cliniche abortiste rimaste nello Stato erano state chiuse, le pazienti fatte uscire e i dipendenti mandati a casa. Così un tribunale dello stato meridionale ha annullato l’efficacia della sentenza dopo la denuncia sporta dal Center for Reproductive Rigths, associazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, e cioè quella su cui ha sentenziato venerdì la Corte Suprema. L’associazione – come hanno riferito all’Ansa i suoi avvocati – ha chiesto provvedimento d’emergenza per continuare a garantire assistenza a donne avviate verso un percorso di interruzione di gravidanza.
“C’è un’urgente bisogno di chiarezza – ha dichiarato il board del Center for Reproductive Rights – anche perché la sentenza ha portato alla cancellazione di appuntamenti e tolto servizi vitali in tutto il Paese”. Gli aborti riprenderanno da subito, e – in almeno una delle tre cliniche che offrono la procedura nel Paese – sarà legale praticarli fino alla nuova udienza convocata per l’8 luglio dal giudice Robin Giarrusso. “L’aborto – ha scritto nel dispositivo il giudice di New Orleans – riprenderà nello Stato e un’udienza è fissata per l’8 luglio”.