Il primo dibattito televisivo tra i candidati vicepresidenti degli Stati Uniti, JD Vance e Tim Walz, andato in onda ieri sera sulla Cbs mentre in Italia era già notte, non ha restituito grandi colpi di scena.
I quasi 100 minuti a disposizione dei due vice di Donald Trump e Kamala Harris sono stati dominati dalla politica interna e da un clima di generale cordialità, senza colpi bassi né particolari recriminazioni.
Vance e Walz hanno entrambi concentrato i propri attacchi sui rispettivi candidati presidenti alle prossime elezioni del 5 novembre, tentando di sottolineare le divergenze politiche tra il proprio avversario e il suo leader.
Il senatore repubblicano dell’Ohio ha ripetutamente attaccato la vicepresidente Kamala Harris sull’immigrazione e sulla sicurezza dei confini, mentre il governatore democratico del Minnesota ha criticato duramente l’ex presidente Donald Trump sul diritto all’aborto.
Malgrado le aspettative, Walz è stato meno brillante rispetto a Vance, che si è presentato in modo decisamente diverso rispetto al magnate newyorkese.
A differenza di Trump infatti, il suo vice ha sempre pronunciato correttamente il nome di battesimo di Kamala Harris, rivolgendosi poi al suo avversario con il titolo di “governatore”, senza indulgere in attacchi personali ed evitando di lamentarsi degli interventi delle moderatrici nel dibattito, mentre l’ex presidente era impegnato a criticarle in diretta dal suo profilo social Truth.
Da parte sua Walz non è apparso completamente a suo agio sul palco finché non ha cominciato ad attaccare Trump, definendolo “un bugiardo che ignora gli esperti e rifiuta le verità che considera sfavorevoli”.
Il dibattito è cominciato con una domanda sull’escalation in corso in Medio Oriente con l’attacco di ieri sera dell’Iran contro Israele, tuttavia le moderatrici della Cbs, Norah O’Donnell e Margaret Brennan, hanno dedicato la serata quasi interamente alle questioni interne, senza nemmeno chiedere ai candidati vicepresidenti quale sia la loro posizione sul sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina nella guerra contro la Russia. Ma di cosa hanno parlato i due?
Il 6 gennaio 2021
Il momento più “divisivo” di una serata all’insegna del fair play è andato in onda quando Walz ha messo Vance alle strette sull’insurrezione del 6 gennaio 2021 e sulle false affermazioni di Trump secondo cui avrebbe vinto le elezioni del 2020.
“Ha perso le elezioni del 2020?”, ha chiesto direttamente il governatore democratico del Minnesota al senatore repubblicano dell’Ohio. “Tim, sono concentrato sul futuro”, ha però ribattuto Vance, schivando il tentativo dell’avversario di fargli ammettere una realtà che il suo leader continua a rifiutare. “Questa è una risposta del tutto infondata”, ha ribattuto Walz.
Anche in seguito però il candidato vicepresidente di Donald Trump ha cercato di evitare ogni riferimento al violento assalto dei sostenitori dell’ex presidente al Campidoglio di Washington nel giorno in cui il Congresso si riuniva per contare ufficialmente i voti del Collegio elettorale e certificare la vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 2020.
“Cosa è successo il 6 gennaio? Joe Biden è diventato presidente; Donald Trump ha lasciato la Casa Bianca”, si è limitato a dire Vance, che ha poi attaccato i democratici ricordando le presidenziali nel 2016.
“Nel 2016 Hillary Clinton affermò che Donald Trump si era fatto comprare le elezioni da Vladimir Putin perché i russi aveva acquistato circa 500 mila dollari di pubblicità su Facebook”, ha dichiarato il senatore dell’Ohio, evitando di soffermarsi sul fatto che, a differenza di Trump, Clinton ammise la sconfitta e non tentò di interferire nello spoglio dei voti. “Il 6 gennaio non c’erano le pubblicità su Facebook”, ha risposto Walz, presentando il bilancio del comportamento dell’ex presidente.
“Ha perso le elezioni e si è rifiutato di ammetterlo. Centoquaranta poliziotti furono aggrediti al Campidoglio quel giorno, alcuni con la bandiera americana, e molti sono morti in seguito”, ha aggiunto il candidato vice di Kamala Harris. “La democrazia è più grande della vittoria di un’elezione”.
A quel punto Vance ha provato di nuovo a svicolare, portando il dibattito sul tema della censura sui social media ma ogni volta Walz reagiva sostenendo che Trump stava già gettando le basi per rifiutare anche l’esito delle elezioni di novembre in caso di sconfitta dei repubblicani. “Eccoci qui quattro anni dopo, sulla stessa barca”, ha sottolineato il governatore democratico del Minnesota. “Il vincitore deve essere il vincitore. Tutto questo deve finire. Sta facendo a pezzi il nostro Paese”.
Immigrazione
Walz ha poi attaccato Trump tornando sul dibattito presidenziale con Kamala Harris, in cui l’ex presidente diffuse la fake news sugli immigrati haitiani che mangerebbero gli animali domestici dei residenti di Springfield, in Ohio, notizia smentita in diretta televisiva dai moderatori del dibattito, provocando l’ira del magnate repubblicano. Il governatore democratico del Minnesota ha rinfacciato a Vance di essere stato lui a diffondere questa falsa affermazione.
“Ci sono state delle conseguenze”, ha sottolineato Walz, ricordando come il governatore repubblicano dell’Ohio Mike DeWine sia stato costretto a inviare la polizia di stato a Springfield per garantire la sicurezza dei bambini a seguito di una serie di minacce bomba.
“Le persone a cui tengo di più a Springfield sono i cittadini americani”, ha risposto cinicamente il senatore. Nella città dell’Ohio e in altre località simili, ha aggiunto il candidato vice di Trump, “le scuole sono sovraffollate, gli ospedali sono sovraffollati, gli alloggi sono totalmente inaccessibili” a causa dell’afflusso di migranti.
Ma, come ha ricordato in diretta la moderatrice della Cbs Margaret Brennan, il senatore ha dimenticato di specificare che almeno 12mila immigrati haitiani residenti a Springfield si trovano negli Stati Uniti legalmente.
Lo scontro sulla fake news diffusa da Trump però è stato solo un passaggio del confronto tra Vance e Walz sulla spinosa questione dell’immigrazione, su cui il candidato vicepresidente repubblicano ha attaccato duramente Kamala Harris, definendola spesso “la zar dei confine” del presidente Joe Biden.
Alla vicepresidente statunitense infatti la Casa bianca affidò nel 2021 il compito di “affrontare le cause profonde” dell’immigrazione dai Paesi dell’America centrale, un incarico completamente disatteso da Harris, secondo Trump e i repubblicani.
A queste critiche però Walz ha risposto accusando gli avversari di aver contrastato un disegno di legge bipartisan sulla sicurezza delle frontiere presentato al Congresso all’inizio di quest’anno, affermando che l’ex presidente non ha voluto risolvere la questione per meri fini elettorali. “Potremmo unirci e risolvere questo problema se non lasciassimo che Donald Trump continui a renderlo un problema”, ha accusato Walz.
Aborto
La questione su cui ha battuto di più il governatore democratico del Minnesota è stata però l’aborto, una questione su cui entrambi i candidati sono apparsi molto preparati.
Da parte sua, Vance ha sostenuto che, vista la profonda eterogeneità degli Stati Uniti, la regolamentazione dell’interruzione di gravidanza dovrebbe essere delegata il più possibile ai singoli Stati, come avviene effettivamente da qualche anno dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema di Washington.
“Abbiamo un Paese grande ed eterogeneo e la California ha un punto di vista diverso su questo rispetto alla Georgia”, ha rimarcato il senatore.
“Gli Stati decideranno cosa è giusto per il Texas e cosa potrebbe non esserlo per Washington? Non è così che funziona”, ha risposto Walz. “Si tratta di diritti umani fondamentali. Abbiamo visto la mortalità materna salire alle stelle in Texas (da quando sono entrate in vigore le restrizioni all’aborto, ndr), superando molti altri Paesi nel mondo”.
Vance però è riuscito a svicolare, affermando che i repubblicani devono concentrarsi sulla promozione di politiche “a favore delle famiglie”, tra cui l’accesso agli alloggi e ai trattamenti per la fertilità.
Quindi il governatore democratico del Minnesota ha poi dovuto smentire la fake news diffusa da Trump secondo cui Walz sarebbe favorevole all’aborto anche al nono mese di gravidanza.
“In Minnesota, ciò che abbiamo fatto è stato ripristinare la sentenza Roe v. Wade”, ha ribadito il candidato vicepresidente di Kamala Harris, ricordando diverse storie di donne morte o che hanno avuto problemi di salute a causa dei divieti statali contro l’aborto. “Ci siamo assicurati di affidare alle donne la responsabilità della propria assistenza sanitaria”.
Armi
Un altro tema al centro del dibattito ha riguardato poi il controllo delle armi, a cui i due candidati si sono approcciati in modo costruttivo, in particolare sulla volontà di limitare la violenza nelle scuole. Ma la questione di come risolvere il problema è rimasta irrisolta.
Definendo la politica dei “confini aperti di Kamala Harris” un fattore trainante della violenza armata, Vance ha però riconosciuto che si trattava di una questione più complicata, citando l’uso di droghe e la mancanza di assistenza a chi ha problemi di salute mentale.
“A volte (il problema, ndr) sono solo le armi”, è intervenuto Walz, ripetendo: “Sono solo le armi”. Il governatore democratico del Minnesota ha però convenuto con il suo avversario che il Congresso “dovrebbe considerare tutte le questioni” collegate a questo tema. “Questa idea di stigmatizzare la salute mentale: solo perché hai un problema di salute mentale non significa che sei violento”, ha poi aggiunto.
Entrambi si sono comunque detti preoccupati sulla risposta delle scuole alla minaccia delle sparatorie. A questo punto però Vance è tornato a parlare del tema come se si trattasse di arginare una catastrofe naturale piuttosto che di risolvere una questione politica. “Purtroppo penso che dobbiamo aumentare la sicurezza nelle nostre scuole”, ha detto il senatore. “Dobbiamo far sì che le porte si chiudano meglio e che le porte e le finestre siano più resistenti”.
Per tutta risposta, chiedendo invece restrizioni più severe sulle armi, Walz si è rivolto ironicamente al pubblico: “Volete che le scuole dei vostri figli somiglino a delle fortezze?”.
Chi ha vinto?
Malgrado l’ironia e i duri attacchi ai rispettivi leader, la cordialità con cui si è svolto il confronto è stata coronata dal momento finale della trasmissione, quando Vance e Walz si sono stretti la mano e sono rimasti a chiacchierare per un po’ lontani dai microfoni, raggiunti dalle rispettive mogli.
In generale non è emerso un chiaro vincitore ma, secondo un sondaggio istantaneo condotto da Ssrs tra gli osservatori del dibattito per conto della Cnn, gli elettori registrati che hanno seguito il confronto si sono spaccati. Per il 51 per cento degli spettatori, il senatore repubblicano dell’Ohio ha fatto meglio del suo avversario democratico, che ha convinto invece il 49 per cento degli osservatori.