Gli Stati Uniti e le altre potenze della coalizione internazionale si dicono pronti ad armare il governo libico nella lotta all’Isis e ad altri gruppi estremisti.
Lunedì 16 maggio 2016 i ministri degli Esteri di Stati Uniti, di altri paesi europei e mediorientali si sono incontrati a Vienna per adottare una strategia anti-Isis comune in Libia.
In particolare, durante il meeting presieduto dal segretario di Stato americano John Kerry e dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, si è discusso di come aiutare il governo di Fayez Al Sarraj nella lotta ai gruppi islamisti radicali.
L’Associated Press ha comunicato che le forze politiche impegnate nell’incontro di Vienna hanno deciso di “rispondere alle richieste del governo libico di fornire addestramento, intelligence ed equipaggiamenti militari”, sono quindi pronte a rimuovere parzialmente l’embargo dell’Onu volto a non far arrivare armi nel paese nordafricano.
La priorità per i paesi del cosiddetto “Formato di Roma” (composto dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, da paesi europei e mediorientali e dalle organizzazioni regionali e internazionali dell’area), come sottolineato dal ministro Gentiloni, è “uno sforzo comune necessario per aiutare il processo di stabilizzazione della Libia”.
Il Governo di Accordo Nazionale libico, che ha rimpiazzato le due autorità rivali di Tripoli e Tobruk, ha faticato a insediarsi a Tripoli. Non essendo riuscito ancora ad ottenere la fiducia del parlamento, non può quindi considerarsi in carica a pieno titolo.
I ministri degli Esteri hanno quindi deciso di non aspettare il via libera di tutte le fazioni coinvolte – in particolare quella dell’ostruzionista presidente del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh – e rafforzare comunque il governo di al-Sarraj.
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