Gli Stati Uniti si ritirano dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Lo ha annunciato Nikki Haley, ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite.
La decisione è accompagnata dall’accusa di ipocrisia rivolta a un organismo che l’Amministrazione Trump ha più volte definito come “pervaso da un pregiudizio verso Israele”.
“Voglio essere chiara: questo passo non è un ritiro dal nostro impegno sul fronte dei diritti umani. Assumiamo questa iniziativa perché il nostro impegno su questo fronte non ci consente di restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani” ha detto Haley.
Insieme ad Haley si è pronunciato anche il segretario di Stato, Mike Pompeo.
Questa organizzazione “non è degna del suo nome”, ha detto Haley, aggiungendo che il Consiglio è diventato “protettore di chi viola i diritti umani e un pozzo nero di pregiudizi politici”.
Come siamo arrivati fin qui
Nel corso della settimana passata si erano tenuti una serie di colloqui con gli Stati Uniti sulla riforma dell’organizzazione; colloqui che, tuttavia, non hanno portato a un esito positivo, con Washington sempre più incline ad abbandonare il Consiglio.
La decisione fa seguito all’abbandono da parte degli Stati Uniti dell’accordo sul nucleare iraniano e quello del clima di Parigi.
Inoltre, la mossa di Trump è stata annunciata in un momento molto delicato per l’Amministrazione, criticata per le politiche migratorie che prevedono la separazione dei bambini dalle loro famiglie al confine con il Messico.
Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric non ha rilasciato commenti, affermando di voler aspettare l’annuncio ufficiale degli Stati Uniti.
“Il segretario generale crede fermamente nell’architettura dell’Onu a difesa dei diritti umani e nella partecipazione attiva di tutti gli Stati”, ha commentato Dujarric.
La disputa con il Consiglio era iniziato un anno fa, quando il rappresentante degli Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley, aveva fatto sapere che Washington stava rivedendo la sua adesione.
Sempre in quell’occasione la Haley aveva affermato che erano necessarie delle riforme per eliminare “il cronico pregiudizio anti israeliano” del Consiglio.
L’Organizzazine ha un ordine del giorno permanente sulle presunte violazioni commesse da Israele nei territori palestinesi occupati eWashington vuole che sia rimosso.
“Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani ha svolto un ruolo importante in paesi come la Corea del Nord, la Siria, il Myanmar e il Sud Sudan, ma a Trump sembra interessi solo difendere Israele”, ha commentato il direttore esecutivo di Human Rights Watch, Ken Roth.
Il Consiglio il mese scorso aveva votato per aprire un’indagine sulle uccisioni avvenute a Gaza e ha accusato Israele di aver fatto un uso eccessivo della forza.
Solo gli Stati Uniti e l’Australia avevano espresso il loro voto contrario alla proposta del Consiglio. L’ambasciatore israeliano a Ginevra aveva accusato l’Organizzazione di “diffondere menzogne contro Israele”.
Il Consiglio per i diritti umani è nato nel 2006 come organo delle Nazioni Unite, ha sede a Ginevra e ha sostituito la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Durante la votazione per la sua istituzione votarono contro solo 4 Stati, tra cui gli Stati Uniti dell’allora presidente Bush.
Con l’elezione di Barack Obama, invece, gli Stati Uniti sono stati eletti a capo del Consiglio per 2 mandati consecutivi dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Washington è stata poi rieletta nel 2016 per il suo attuale terzo mandato.
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