Usa coalizione internazionale Stretto Hormuz | Stretto di Hormuz | Iran | Stati Uniti |Trump
Gli Stati Uniti vogliono creare una coalizione militare internazionale tra diversi Paesi per proteggere le petroliere che viaggiano nelle acque dello stretto di Hormuz, e l’area intorno all’Iran e allo Yemen. La zona più importante da proteggere è proprio quella dello Stretto da cui passano le principali rotte commerciali del petrolio. Una risposta all’Iran “a scopo difensivo”.
Questa la soluzione secondo il generale della Marina Joseph Dunford che alla BBC ha dichiarato: “Serve per garantire la libertà di navigazione delle petroliere”. Il generale ha inoltre spiegato che sono in corso colloqui tra gli Stati Uniti e una serie di altri Paesi che hanno mostrato la “volontà politica” di sostenere questo progetto.
Usa coalizione internazionale Stretto Hormuz | Gli Stati Uniti si occuperanno del “comando e del controllo” delle navi, mentre altri Paesi forniranno le imbarcazioni per pattugliare l’area. “I militari americani – ha precisato – lavoreranno direttamente con gli eserciti per individuare le capacità specifiche di ogni Paese in grado di sostenere il progetto”.
Il capo dello stato maggiore Dunford si riferisce agli attacchi alle petroliere del 13 giugno scorso, avvenute nello stretto di Hormuz, di cui gli Stati Uniti hanno accusato l’Iran. Accusa che Teheran ha respinto al mittente.
Nel frattempo è scoppiata tra i due una polemica sul nucleare. Il 7 luglio l’Iran ha annunciato di voler ridurre gli obblighi previsti dall’accordo sul nucleare del 2015, aumentando il livello di arricchimento d’uranio oltre il 3,67 per cento stabilito. Teheran ha dato un ultimatum all’Europa, a cui chiede di potenziare lo strumento finanziario Instex per aggirare le sanzioni americane e permettere gli scambi economici fra l’Europa e l’Iran.
Intanto, dopo l’annuncio di Teheran, l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, si riunirà oggi pomeriggio in via straordinaria per discutere del programma nucleare iraniano. Il vertice era stato chiesto dall’ambasciatrice degli Stati Uniti a Vienna, Jackie Wolcott e adesso si attendono i primi riscontri.