Due consolati chiusi, durissime accuse e repliche al veleno: la tensione tra Usa e Cina nelle ultime ore è salita alle stelle. Dopo che Washington ha annunciato la chiusura del consolato cinese a Houston, in Texas, Pechino ha risposto chiudendo a sua volta il consolato statunitense a Chengdu, provincia sud-occidentale di Sichuan. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, punta il dito contro la “nuova tirannia” della Cina e dal ministero degli Esteri lo deridono, paragonandolo a “una formica che cerca di scuotere un albero”.
Usa-Cina, cosa sta succedendo
Lo scorso martedì 21 luglio gli Usa hanno annunciato la chiusura entro 72 ore del consolato cinese a Houston accusando l’intelligence di Pechino di aver tentato di rubare dati governativi e definendo la struttura una “centrale di spionaggio”. “Calunnie maliziose, così si rischia di rompere il ponte di amicizia tra i nostri due paesi”, hanno risposto dalla Cina. Ma il provvedimento annunciato è stato formalizzato: oggi, venerdì 24 luglio, i diplomatici cinesi a Houston hanno dovuto fare le valigie.
Pechino ha risposto con la stessa moneta, imponendo la chiusura del consolato americano a Chengdu (istituito nel 1985 e ha circa 200 dipendenti con circa 150 impiegati cinesi): “Risposta legittima e necessaria alle misure irragionevoli da parte degli Stati Uniti”, fa sapere il ministero degli Esteri in una nota. “L’attuale situazione nelle relazioni Cina-Usa non è ciò che la Cina desidera vedere e gli Stati Uniti ne sono responsabili”. “Ancora una volta”, si sottolinea da Pechino, “sollecitiamo gli Stati Uniti a ritirare la loro decisione sbagliata e a creare le condizioni necessarie per riportare in carreggiata le relazioni bilaterali”.
Usa, Pompeo: “Cina nuova tirannia”
Ad alzare il livello della tensione sono anche le dichiarazioni incrociate tra i due paesi. Ha iniziato il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, con un discorso pronunciato alla Biblioteca presidenziale Richard Nixon, in California: “Credevamo che coinvolgere la Cina avrebbe generato un futuro di cooperazione. Oggi siamo qui a indossare maschere e a fare il conteggio dei morti della pandemia perché il Partito comunista cinese ha tradito le sue promesse”, ha detto.
Nel mirino di Pompero i tentativi di insabbiamento di Pechino sul Coronavirus, ma anche la repressione delle proteste a Hong Kong, le politiche economiche e l’espansione militare cinese: “Siamo qui a seguire gli sviluppi della repressione a Hong Kong e nello Xinjiang. Osserviamo le tremende statistiche sul commercio estero cinese che ha colpito la nostra occupazione e le nostre aziende. Seguiamo le forze armate della Cina che diventano sempre più potenti e minacciose”.
Il capo della diplomazia Usa ha rivolto un appello “al mondo libero” affinché trionfi contro “la nuova tirannia” incarnata dalla Repubblica Popolare Cinese. “La Cina attuale è sempre più autoritaria nell’interno del Paese, e più aggressiva nella sua ostilità nei confronti della libertà altrove”.
Pechino: “Pompeo? Come una formica”
A Pompeo ha risposto su Twitter la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying: secondo la diplomatica, il segretario di Stato Usa “vuole presentarsi come il John Foster Dulles del ventunesimo secolo lanciando una nuova crociata contro la Cina in un mondo globalizzato”. Dulles è stato una figura di picco dell’anti-comunismo americano e segretario di Stato durante la presidenza di Dwight Eisenhower. “Quello che Pompeo sta facendo è inutile, come una formica che cerca di scuotere un albero”, ha sottolineato la portavoce di Pechino, facendo poi appello “a tutte le persone che amano la pace nel mondo” per farsi avanti contro Pompeo e “impedirgli di fare maggiori danni al mondo”.