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    Guerra mediatica: il patto tra Usa e le Big Tech per controllare l’Europa

    Credit: REUTERS/Jonathan Ernst

    Lo strapotere dei colossi del web fa comodo agli Stati Uniti: attraverso queste aziende (tutte americane) Washington può conservare la sua egemonia sull’Ue

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 17 Apr. 2022 alle 14:39 Aggiornato il 17 Apr. 2022 alle 14:40

    L8 febbraio scorso, mentre lEuropa si accingeva a varare un importante pacchetto di leggi (il Digital Markets Act e il Digital Services Act) per fermare lo strapotere delle Big Tech, a Bruxelles si sono visti recapitare una lettera spedita direttamente da Washington, e firmata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Il contenuto era molto chiaro: «Queste norme non devono discriminare le aziende americane. Le restrizioni devono essere applicate anche ai concorrenti europei e stranieri delle società Usa».

    In poche righe, scritte da membri dellamministrazione Biden, veniva rimosso lenorme velo di ipocrisia sul rapporto tra multinazionali tech e politica statunitense. Le grandi piattaforme online, infatti, da tempo hanno un potere che supera quello di Stati, istituzioni sovranazionali, e che le pone nelle condizioni di poter influenzare persino il funzionamento delle democrazie. Ma rappresentano anche, per certi versi, lultimo surrogato dellegemonia statunitense sul mondo occidentale.

    Se i rapporti politici tra le due sponde dellAtlantico hanno raggiunto, col tempo, un maggiore equilibrio rispetto al passato, è invece proprio grazie alle Big Tech che gli Usa sono in grado di mantenere lEuropa in una condizione ancillare di dipendenza tecnologica, economica e, infine, anche politica.

    Per questo, nonostante la svolta anti-monopolistica impressa da Lina Khan allattività della Federal Trade Commission, lagenzia governativa Usa che si occupa di far rispettare le leggi antitrust, gli interessi della politica americana e dei colossi del web restano legati a doppio filo.

    La partita del Digital Markets e del Digital Services Act lo ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio: «Finché le infrastrutture strategiche e la capacità di raccogliere ed elaborare i dati continueranno ad essere nelle mani delle grandi piattaforme, resteremo comunque dipendenti da loro. Le lobby americane lhanno capito, per questo agiscono in maniera mirata sui punti nevralgici dei sistemi politici europei», ha dichiarato al nostro giornale Michele Zunino, amministratore delegato dellazienda di servizi cloud Nétalia, commentando le nuove regole Ue contro le Big Tech. Regole in parte severe, ma ancora lontane dallobiettivo di garantire allEuropa una vera sovranità digitale. E non avere il controllo delle infrastrutture significa sottostare non solo agli interessi delle compagnie private statunitensi, ma anche alle pressioni politiche di Washington…
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