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    Si è suicidato uno dei poliziotti che difesero Capitol Hill dall’assalto: è il quarto in 7 mesi

    Da sinistra: Gunther Paul Hashida, Keyle DeFreytag, Jeffrey Smith e Howard Liebengood.

    Sono quattro i suicidi tra gli agenti che il 6 gennaio scorso erano a difendere il Congresso dalla sommossa dei trumpisti: tutti veterani con almeno 10 anni di servizio, non hanno retto alle umiliazioni e agli insulti subiti quel giorno

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 4 Ago. 2021 alle 15:54 Aggiornato il 4 Ago. 2021 alle 16:14

    Si è ucciso un altro poliziotto della squadra intervenuta per arginare la sommossa di Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Gunther Paul Hashida, 43 anni, agente del Metropolitan Police Department di Washington, è stato trovato senza vita nella sua casa a Dale City, in Virginia, giovedì 29 luglio. Si è suicidato due giorni dopo l’audizione della Commissione di inchiesta sull’assalto al Congresso. È il quarto suicidio tra gli agenti dell’”emergency team” spedito nel primo pomeriggio sui gradini del Parlamento per fermare la rivolta dei dimostranti trumpiani. Non hanno retto alle umiliazioni e agli insulti subiti. Erano tutti veterani con almeno 10 anni di servizio.

    Lo scorso 10 luglio si è suicidato il poliziotto 26enne Keyle DeFreytag, prima ancora Jeffrey Smith e Howard Liebengood. Anche l’agente Brian Sicknick, 42 anni, ha perso la vita colpito da un estintore e bersagliato con gas tossici il giorno dopo l’assalto.

    Nelle violenze sono morti anche 4 sostenitori dell’ex presidente Donald Trump: Ashli Babbitt, 33 anni, di San Diego, uccisa dalla polizia con un colpo di pistola; Kevin Greeson, 55 anni; Benjamin Phillipps, 50 anni, e Rosanne Boyland, 34 anni.

    I lavori della Commissione di inchiesta sull’assalto a Capitol Hill sono iniziati i 27 luglio scorso. I racconti di quattro poliziotti nel primo giorno di lavori hanno scosso l’opinione pubblica. “Ho avuto più paura quel giorno di americani come me di quando ero in missione in Iraq” ha raccontato fra le lacrime il sergente Aquilino Gonell, ex veterano dell’esercito poi entrato nel corpo che garantisce la sicurezza del Congresso. “Pensai ‘ecco, morirò oggi cercando di proteggere l’accesso al palazzo‘”. Anche il collega Daniel Hodges ha portato la sua testimonianza all’attenzione della Commissione: “Fu una battaglia corpo a corpo di tipo medievale. Mi hanno schiacciato contro una porta a vetri, cercando di strapparmi la maschera antigas. Uno di loro tentò di cavarmi un occhio spingendo il suo pollice contro la mia pupilla. Urlavo di dolore e nessuno aveva pietà. Altri mi urlavano: ‘Sei un bianco, ma stai dalla parte sbagliata’ e ancora: ‘oggi morirai sulle tue ginocchia’“. Un altro agente, Harry Dunn, afroamericano, ha raccontato: “Mi hanno insultato come non mi è mai successo da quando indosso la divisa. Mi dicevano ‘negro del c.’ e poi ‘tu non sei americano‘”.

    Il racconto più toccante è stato quello del poliziotto Michael Fanone: “Sentivo qualcuno che gridava: ‘ammazzatelo con la sua pistola’“. Fanone in Congresso ha sbattuto la mano sul tavolo e ha gridato: “L’indifferenza verso ciò che abbiamo vissuto è vergognosa“. E in un’intervista a Don Lemon della Cnn ha aggiunto: “Trump e altri suoi alleati hanno aizzato la folla e ora continuano a negare la gravità di ciò che successo. Questo è vergognoso“.

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