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    Usa, il primo comizio di Kamala Harris: “Controlli sulle armi, accesso all’aborto, lotta alla povertà, sanità a prezzi accessibili e rilancio della classe media”

    Credit: AGF

    Ecco cosa ha detto a Milwaukee la vicepresidente Usa e candidata democratica in pectore alle elezioni presidenziali contro Donald Trump

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 24 Lug. 2024 alle 11:46 Aggiornato il 24 Lug. 2024 alle 11:58

    Kamala Harris è passata all’offensiva contro Donald Trump nel primo comizio della sua campagna presidenziale per la Casa Bianca, tornando a definire le elezioni del prossimo 5 novembre come una scelta tra un ex procuratrice e un criminale condannato. Parlando a una folla di circa tremila persone nello stato conteso del Wisconsin, come aveva già fatto il giorno prima in Delaware, la vicepresidente degli Stati Uniti ha di nuovo paragonato il suo avversario repubblicano ai “truffatori” che durante la sua carriera da magistrato ha perseguito penalmente.

    Il primo comizio di Kamala Harris
    Salendo sul palco tra gli applausi dei presenti riunitisi in una scuola superiore alla periferia di Milwaukee, Kamala Harris ha subito ricordato la sua esperienza da procuratrice generale della California. “Ho affrontato malfattori di ogni genere”, ha ribadito. “Predatori che abusavano delle donne. Truffatori che raggiravano i consumatori. Imbroglioni che hanno infranto le regole per il proprio tornaconto. Quindi ascoltatemi quando vi dico che conosco i tipi come Donald Trump”. “In questa campagna, vi prometto che metterò orgogliosamente il mio curriculum contro il suo, qualsiasi giorno della settimana”.

    Per tutta risposta, la folla ha gridato: “Kamala! Kamala!”, mostrando un entusiasmo in evidente contrasto rispetto ai precedenti comizi elettorali tenuti dal presidente Joe Biden, che nel fine settimana ha rinunciato alla corsa per la rielezione appoggiando proprio Harris. Quando la vicepresidente ha menzionato il suo avversario repubblicano, molti presenti hanno gridato: “Rinchiudetelo!”, riecheggiando un ritornello simile ripetuto durante i comizi di Trump contro Hillary Clinton nel 2016.

    Nel suo discorso però, al di là degli attacchi all’ex presidente, Kamala Harris ha voluto soprattutto presentare il proprio programma progressista: maggiori controlli sulle armi, accesso all’aborto, lotta alla povertà infantile, più diritti sindacali, assistenza sanitaria a prezzi accessibili e rilancio della classe media. “Vogliamo vivere in un Paese in cui regnano la libertà, la compassione e lo stato di diritto, o in un Paese dominato dal caos, dalla paura e dall’odio?”, ha chiesto la vicepresidente alla folla.

    Kamala Harris ha poi voluto sottolineare la distanza tra la sua visione politica e quella presentata dall’avversario repubblicano e dai suoi sostenitori, attaccando quella che ha definito la “agenda estremista del Progetto 2025”, un piano sostenuto dalla Heritage Foundation ed elaborato da molti ex collaboratori di Trump, che però ha rinnegato la paternità dell’iniziativa. Tuttavia, molte delle sue proposte più conservatrici e controverse sono diventate elementi centrali negli attacchi condotti dai democratici contro l’ex presidente. “Non torneremo indietro”, ha giurato, spingendo la folla a gridare: “Non torneremo indietro”.

    Gli argomenti proposti nel comizio sono del tutto simili ai discorsi già pronunciati negli scorsi mesi durante la campagna elettorale di Biden ma da candidata democratica in pectore la vicepresidente ha voluto calcare la mano soprattutto sui temi economici. “Rafforzare la classe media”, ha detto Kamala Harris ai sostenitori, “sarà un obiettivo fondamentale della mia presidenza”.

    Quindi ha riconosciuto l’importanza di vincere negli Stati chiave. “La strada per la Casa Bianca passa attraverso il Wisconsin. E per vincere nel Wisconsin, contiamo su di voi, proprio qui a Milwaukee. Ci avete aiutato a vincere nel 2020 e nel 2024, vinceremo di nuovo”, ha concluso la vicepresidente.

    I numeri della campagna elettorale democratica
    La campagna di Harris, che eredita l’infrastruttura creata per la candidatura di Biden, conta ben 48 uffici in 43 contee del Wisconsin, con 160 dipendenti a tempo pieno. Nelle 48 ore successive alla rinuncia del presidente e all’endorsement per la sua vice, oltre 58mila persone si sono iscritte come volontarie per promuoverne la candidatura alla Casa bianca.

    Negli stessi due giorni, a livello nazionale, Kamala Harris ha raccolto più di 100 milioni di dollari da 1,1 milioni di donatori diversi, il 62 per cento dei quali non aveva mai fatto donazioni prima alla vicepresidente. Il viaggio in Wisconsin, uno dei tre Stati del cosiddetto “Blue Wall” insieme a Pennsylvania e Michigan, è il quinto compiuto quest’anno dall’ex procuratrice della California e il nono da quando è entrata in carica a Washington.

    Con Biden come candidato democratico, nel 2020 il percorso verso la vittoria dei 270 delegati passò direttamente da questi Stati. Stavolta potrebbe accadere lo stesso anche per Kamala Harris, che per essere sicura di vincere dovrà però tentare di conquistare anche la cosiddetta “Sun Belt”, Arizona, Nevada, Carolina del Nord e Georgia.

    I sondaggi
    Intanto i sondaggi sembrano favorirla, almeno per il momento. Secondo una rilevazione pubblicata ieri sera da Reuters e Ipsos, Kamala Harris risulta in vantaggio di due punti su Donald Trump, superandolo con il 44 per cento contro il 42 per cento a livello nazionale. Un dato che, visto il sistema di voto in vigore negli Usa, non significa necessariamente che, se si fosse votato ieri, la vicepresidente avrebbe prevalso sul candidato repubblicano.

    Ma non è nemmeno chiaro se Harris riuscirà a mantenere tale vantaggio. In un promemoria pubblicato ieri, Tony Fabrizio, sondaggista capo per le campagne di Trump del 2016 e del 2020, ha previsto che la “luna di miele” di Kamala con gli elettori finirà presto e che la vicepresidente subirà un “riorientamento” dei sondaggi “a causa del suo ruolo di partner e co-pilota di Biden”.

    La reazione di Trump e dei repubblicani
    Intanto, sulla sua piattaforma social Truth, lo stesso Trump ha pubblicato un sondaggio secondo cui Harris sarebbe la vicepresidente più impopolare nella storia degli Stati Uniti. L’ex presidente ha anche condiviso un post in cui sottolineava come durante il suo mandato, l’associazione GovTrack l’ha classificata come uno dei senatori democratici più di sinistra del Congresso.

    “È una persona di sinistra radicale, ma questo Paese non vuole che una persona di sinistra radicale lo distrugga”, ha dichiarato ieri Trump alla stampa, dicendosi certo di poter battere la vicepresidente. “Penso che dovrebbe essere più facile (sconfiggerla, ndr) rispetto a Biden, perché lui era un po’ più mainstream, ma non molto”.

    Il candidato repubblicano si è anche detto disponibile a un dibattito con Kamala Harris a settembre, quando avrebbe dovuto affrontare il presidente in diretta tv su ABC News“Non ho accettato nulla”, ha dichiarato Trump. “Ho accettato un dibattito con Joe Biden. Ma voglio dibattere con lei. Non sarà diverso”. Sempre sui social poi, il magnate newyorkese ha attaccato duramente la sua avversaria sulla sua gestione dell’immigrazione: “La bugiarda Kamala Harris distrugge tutto ciò che tocca!”.

    Proprio su questo tema, nelle scorse ore, i repubblicani hanno attaccato il “fallimento” di Kamala Harris nell’arginare l’afflusso record di immigrati illegali al confine tra Stati Uniti e Messico, promettendo di risolvere i problemi causati dalla criminalità e dall’inflazione durante l’amministrazione Biden.

    In una e-mail inviata ieri pomeriggio ai sostenitori di Trump, la campagna del candidato repubblicano ha poi accusato Kamala Harris di aver salvato dei “sospetti assassini, stupratori e altri criminali violenti”, di aver insultato Israele e di aver ingannato l’opinione pubblica statunitense sul “declino cognitivo” del presidente Biden.

    Nel frattempo a Washington, il deputato del Tennessee Andy Ogles ha presentato una richiesta di impeachment contro la vicepresidente Harris accusandola di gravi crimini e illeciti per la sua gestione dell’immigrazione alla frontiera. Una proposta che difficilmente riuscirà a passare al vaglio dell’aula ma che è indicativa del clima rovente della campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti.

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