Usa 2020, un secondo dibattito dem infuocato
Usa 2020, il dibattito entra nel vivo e i dem sono più accaniti che mai. Durante il secondo confronto, solo su una cosa i democratici sono uniti: battere Donald Trump alle presidenziali 2020.
Ma il modo per farlo divide i candidati progressisti e moderati che con idee diverse su sanità, clima e altri temi, si ritrovano compatti solo nella condanna alle politiche anti-migranti dell’attuale inquilino della Casa Bianca.
È quanto emerge dal secondo dibattito, che si è svolto a Detroit, e che ha visto imporsi Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Donald Trump è una “disgrazia per la presidenza”, secondo la senatrice Warren che aggiunge “qualsiasi candidato democratico su questo palco è meglio”.
La sfida persa di Beto
Sanders contro Warren era una delle sfide del dibattito ospitato dalla Cnn, ma i due hanno fatto fronte comune su diversi temi.
Un’altra sfida ha messo faccia a faccia Beto O’Rourke, che ha deluso un’altra volta, passando quasi inosservato e Pete Buttigieg, che ha mostrato disinvoltura e registrato una buona perfomance con la quale difende lo status quo. Tra gli altri candidati si fa notare Marianne Williamson che incassa applausi scroscianti.
Gli afroamericani entrano nel dibattito
Chiamata in causa sul razzismo e sulla crisi dell’acqua a Flint, Williamson propone un piano di rimborsi per i discendenti degli schiavi afroamericani da 500 miliardi di dollari: “Non si tratta di assistenza finanziaria ma del pagamento di un debito che abbiamo. Dobbiamo ammettere che il divario economico fra i bianchi e neri in America arriva da una grande ingiustizia”, ovvero la schiavitù, che “non abbiamo mai affrontato”, dice mettendo in evidenza come quanto accaduto a Flint possa accadere dappertutto nel paese.
Anche Donald Trump Jr nota la performance di Williamson e in un tweet scrive: “Rispetto a quello che ho visto stasera sul palco penso che Marianne Williamson abbia vinto. Qualsiasi cosa ha detto ha ricevuto i maggiori applausi della serata”.
Progressisti vs moderati
Il dato lampante del dibattito è lo scontro fra le due filosofie all’interno dei Dem.
Da una parte i moderati che bollano come impraticabili le idee troppo liberal e del tutto gratis di Sanders e Warren, che rischiano di consegnare gli Stati Uniti a Donald Trump per altri quattro anni. Dall’altra i progressisti che, dal canto loro, con Sanders accusano gli aspiranti moderati alla Casa Bianca di avere paura.
“I repubblicani – dice Sanders – non hanno paura delle grandi idee: hanno approvato sgravi fiscali per 1.000 miliardi di dollari per i ricchi. Quindi per favore non ditemi che noi non possiamo affrontare l’industria dei combustibili fossili”.
La sanità al centro del dibattito
È la sanità il primo terreno di scontro fra i candidati democratici alla Casa Bianca. I toni salgono rapidamente, con gli aspiranti che si confrontano sul tema che sta più a cuore ai democratici.
Elizabeth Warren e Bernie Sanders sono al centro degli attacchi degli altri candidati. Beto O’Rourke assicura che con il suo piano per la sanità per tutti le tasse per la classe media non saliranno. Pete Buttigieg interrompe lo scontro: ”E’ il momento di smetterla di pensare come diranno i repubblicani” sulla sanità per tutti. “Quello che serve è il piano giusto”.
L’unico tema comune è l’immigrazione
Dem compatti invece nel condannare le politiche sull’immigrazione di Donald Trump e il suo razzismo.
“Dobbiamo chiamare la supremazia bianca con il suo nome, terrorismo interno” dice secca Warren. La crisi dell’immigrazione è una crisi di “crudeltà e incompetenza”, secondo Buttigieg. Warren si dice favorevole a depenalizzare l’attraversamento illegale dei confine. “Basta demonizzare l’immigrazione” mette in evidenza Bernie Sanders.
Il clima divide
Sul clima emergono divergenze: il Green New Deal progressista è ritenuto impraticabile da alcuni moderati, che criticano Warren anche per il suo piano di aumento delle tasse sui ricchi. John Delaney lo definisce incostituzionale.
La strada per il risultato delle primarie è ancora lunga, ma i dem sono più divisi che mai.