Usa 2020: così Obama ha rimesso Biden in corsa per la Casa Bianca
Le ‘grandi coalizioni’ qualche volta funzionano, anche se messe su in extremis. Succede negli Usa, nel Super Martedì delle primarie democratiche: la (ir)resistibile corsa verso la nomination di Bernie il pazzo, come lo chiama Donald Trump, che lo vorrebbe come rivale il 3 novembre, viene frenata da Sleepy Joe, nel gergo di Trump. Tutto grazie all’ ‘operazione Obama’, un blitz condotto tra sabato e domenica.
L’operazione ‘convergenza’ scatta non appena la larga vittoria nelle primarie della South Carolina certifica che la candidatura dell’ex vice-presidente Joe Biden, è ancora vitale. Prima Pete Buttigieg, poi Amy Klobuchar abbandonano la corsa e immediatamente appoggiano Biden, realizzando così una ‘grande coalizione’ centrista contro Bernie Sanders, il senatore del Vermont ‘socialista’. E i risultati si vedono, nel Super Martedì delle primarie democratiche, dove il Texas, uno degli Stati più ‘rossi’, cioè repubblicani, d’America, fa la differenza e decreta il successo di Biden su Sanders, nel giorno che assegna circa un terzo dei delegati alla convention di Milwaukee a luglio. Biden vince in dieci Stati, Sanders solo in quattro, ma fa bottino in California, il più popoloso e il più ricco di delegati. Senza il colpaccio del Texas, dove non partiva favorito, l’ex vice-presidente dovrebbe sempre arrancare dietro il senatore nella conta dei delegati.
Nel Super-Martedì, la coalizione dei moderati, creatasi intorno a Biden contro Sanders, funziona. Non decolla, invece, la campagna di Mike Bloomberg; e va a fondo quella di Elizabeth Warren, battuta da Biden negli Stati dove è senatrice, il Massachusetts, e dov’è nata, l’Oklahoma. Trump manda tweet di condoglianze ironici sia al miliardario sia all’egeria di Occupy Wall Street. La corsa alla nomination, di qui in avanti, sarà a due: Biden contro Sanders, centro contro sinistra. Sanders non va in fuga solitaria, come forse sperava, ma il successo in California lo tiene a galla bene: il senatore resta competitivo. Un calcolo dei delegati già assegnati ancora parziale, aggiornato dal New York Times alle 06.00 della Costa Est, le 12.00 del mattino in Italia ne dà 327 a Biden – totale, con quelli già conquistati, 380 – e 255 a Sanders – totale 315 -. Agli altri, briciole: 27 alla Warren – totale 35 -; 12 a Bloomberg e uno a Tulsi Gabbard, che non ne avevano.
Biden, che trae immediato vantaggio dai ritiri e dagli endorsement di Buttigieg e Klobuchar, prevale a sorpresa, oltre che in Texas, in Virginia, dov’era favorito Sanders, e conquista Maine, Massachusetts, North Carolina, Tennessee, Alabama, Oklahoma, Arkansas e Minnesota. Sanders prevale nel Vermont – il suo Stato -, in Colorado e nello Utah, prima d’imporsi – com’era previsto – in California. Sul piano demografico, etnico, geografico, Biden è campione fra gli ‘over 50’ e i neri e nel Sud; Sanders fra i giovani e – novità rispetto al 2016 – gli ispanici, oltre che sulle Montagne Rocciose. Sanders ha un avvio in salita: la sconfitta in Virginia innesca un po’ di delusione. Ma le notizie dalla California, che da sola vale 415 delegati, più del 10% del totale, gli restituiscono fiducia.
Il Super Martedì fa però scattare un segnale d’allarme per il senatore, che perde in tutti gli Stati passati dai caucuses alle primarie, Maine, Minnesota, Colorado, dove nel 2016 aveva vinto; e ve ne sono molti altri, di qui in avanti, che hanno fatto la stessa scelta. Biden, partito malissimo in queste primarie con un filotto di sconfitte, Iowa, New Hampshire, Nevada, vive un Super Martedì positivo: dopo la conquista della South Carolina e gli endorsement di Buttigieg e della Klobuchar, la sua campagna ha ritrovato l’ottimismo e dissipato lo scetticismo che la circondava. “È una grande notte”, esulta l’ex vice-presidente a Los Angeles: “Ci avevano dati per morti, ma siamo qui, siamo vivi, abbiamo fatto qualcosa di straordinario”.
Sanders, da Burlington, la città di cui è stato sindaco, nel Vermont, conferma fiducia: “Vinceremo la nomination e sconfiggeremo Donald Trump, il presidente più pericoloso della nostra epoca”. Il senatore conserva l’arguzia – è andato al seggio di buon’ora con la moglie perché “volevo essere sicuro d’avere almeno due voti” -, ma anche lo spirito polemico: critica l’establishment democratico, regista del ritiro simultaneo del duo Buttigieg/Klobuchar e dell’immediato endorsement a Biden. Grande la delusione per Bloomberg, che vince solo nelle Isole Samoa e non sfonda in Stati su cui aveva puntato, come la Virginia e l’Arkansas. Il miliardario valuterà nelle prossime ore il da farsi, discutendo con il suo staff se e come procedere.
Donald Trump, che inanella vittorie nelle sue primarie senza contendenti, gira il coltello nella piaga: “Il vero perdente della serata è di gran lunga mini Mike Bloomberg. 700 milioni di dollari buttati via per niente: le uniche cose che ha ottenuto sono il soprannome mini Mike e la totale distruzione della sua reputazione”. Il presidente ha anche parole ironiche per la Warren: “Elizabeth ‘Pocahontas’ è l’altra perdente della serata: non è arrivata nemmeno vicino a una vittoria nel suo Stato …. Beh, ora può sedersi insieme al marito e bersi una birra fresca”.
1. Super Tuesday, i risultati delle primarie democratiche in 14 Stati Usa: Biden vince in 9 Stati, ma Sanders si aggiudica la California 2. Super Tuesday, il risveglio di Joe Biden/ 3. Usa 2020, per il Super Tuesday i donatori premiano Bernie Sanders / 4. Usa 2020, Pete Buttigieg lascia le primarie dei democratici alla vigilia del Super Tuesday