Circa 6.9 milioni di case in Florida, Georgia, North Carolina, South Carolina e Alabama sono senza elettricità dopo che l’uragano Irma ha colpito lo stato americano. Le operazioni per il ripristino della corrente elettrica sono in corso, ma molte zone rimangono isolate.
Brock Long, responsabile dell’Ente federale per la gestione delle emergenze, ha dichiarato che almeno il 25 per cento delle case delle isole Keys – colpite dall’uragano Irma domenica 10 settembre – è andato distrutto, e il 65 per cento ha subito danni significativi.
Secondo i meteorologi, quando Irma ha colpito le coste della Florida aveva la potenza di un uragano di categoria 4.
Secondo quanto riporta la Bbc ,le vittime collegate al passaggio dell’uragano Irma negli Stati Uniti sono ora 18, di cui 12 in Florida.
Irma ha ora perso velocemente intensità. Nelle prime ore di martedì 12 settembre è stata declassata ulteriormente a “depressione tropicale”, un sistema di nubi e temporali dove i venti raggiungono la velocità massima di 63 chilometri orari. Un precedente declassamento lo qualificava come “tempesta tropicale”.
Irma si muove ora verso Atlanta, secondo quanto riportato dal National Hurricane Center (NHC) statunitense.
Verso le 21 ora italiana di domenica l’uragano ha effettuato il suo secondo impatto sulla Florida, a Marco Island, nel Golfo del Messico, a sud-ovest dello stato.
La forza distruttrice di Irma potrebbe aver fatto danni solo in Florida per 300 miliardi di dollari.
Almeno 40 persone nei Caraibi sono decedute a causa di Irma, che ha devastato diverse isole nell’arcipelago centro-americano.
L’agenzia federale statunitense Noaa che si occupa del monitoraggio di questi eventi atmosferici prevede che la tempesta devasterà l’intero stato nelle prossime 36 ore, fino a raggiungere le zone interne degli stati orientali degli Stati Uniti.
I venti estremi e le piogge portati dall’uragano mettono a rischio anche la barriera corallina al largo dell’arcipelago.
Le autorità si aspettano infatti onde alte più di quattro metri, che potrebbero devastare gli isolotti che si trovano a pelo d’acqua tutt’intorno alle isole.
Il percorso di Irma
Irma è una delle più forti tempeste atlantiche dell’ultimo secolo e ha già colpito le isole di Antigua e Barbuda; il territorio francese di Sain Barthelemy e Saint Martin, lo stato arcipelago di Saint Kitts e Nevis; il territorio insulare olandese di Sant Marteen; le Isole Vergini Americane; le Isole Vergini britanniche; il territorio statunitense di Porto Rico; la Repubblica dominicana; le isole Turks e Caicos; Haiti e infine Cuba.
Le ultime devastazioni le ha portate infatti proprio sull’arcipelago cubano di Sabana-Camagüey con venti che soffiano a una velocità pari a 260 chilometri orari secondo l’U.S. National Hurricane Center (NHC).
Il disastro naturale del 9 settembre è stato un record per l’isola, perché è stata la prima volta da decenni che un uragano di categoria 5 ha colpito Cuba.
“Le scene che si stanno verificando sulla costa centro-settentrionale di Cuba somigliano sempre di più agli orrori visti sulle isole dei Caraibi”, ha scritto il reporter di Reuters Mark Frank. “Mare mosso, cieli grigi, forte pioggia, palme piegate, onde enormi che si infrangono sugli scogli e linee elettriche abbattute hanno riempito i telegiornali dello stato”.
Le isole Bahamas, invece, sono invece state per lo più risparmiate dall’uragano, secondo quanto riporta la Bbc.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto in un video-messaggio che Irma è “una tempesta di storico potenziale distruttivo” e ha chiesto alle persone di seguire le raccomandazioni degli ufficiali governativi e applicare la legge, secondo quanto riportato da Reuters.
I preparativi in Florida
Abbattendosi sulle coste dello stato meridionale, Irma causerà miliardi di dollari di danni, mettendo a rischio le infrastrutture energetiche dello stato. Almeno sei milioni di persone subiranno infatti gli effetti delle forti piogge e dei venti, restando senza elettricità, secondo la Florida Power & Light, la più grande compagnia elettrica della Florida.
Le autorità dello stato meridionale hanno già ordinato a turisti e residenti di evacuare parte della contea di Miami-Dade, tra cui diverse zone della città di Miami e l’intera Miami beach. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha chiesto alla popolazione di prendere “solo il necessario” e abbandonare le zone a rischio.
“Possiamo ricostruire le vostre case, non la vostra vita”, ha detto Scott. I porti dello stato sono già stati chiusi da sabato 9 settembre e diversi voli sono stati cancellati.
Il timore maggiore delle autorità riguarda quattro centrali nucleari presenti nello stato. Gli impianti a rischio sono il Crystal River 3, la centrale di Levy County, quella di St. Lucie e quella di Turkey Point.
Lo stato d’emergenza, dichiarato per la Florida, è stato esteso anche a Georgia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. Si prevede infatti che la tempesta, una volta colpito lo stato meridionale, proseguirà la sua corsa verso gli stati confinanti settentrionali.
Lo U.S. National Hurricane Center (NHC), prevede che i forti venti e le piogge colpiranno infatti la Georgia, la Carolina del Sud, l’Alabama, il Tennesse, fino ad arrivare in Kentucky.
La situazione attuale nei Caraibi
Al momento nei Caraibi gli uragani sono due. Oltre a Irma, che punta le coste di Cuba e della Florida, c’è anche la tempesta Jose, che, una volta seguito il percorso di Irma, ha virato ora al largo dell’Atlantico, venendo classificato come uragano di categoria 4.
Fino a poche ore fa, un terzo uragano, denominato Katia, ha colpito le coste nord orientali del Messico, danneggiando case e attività turistiche e commerciali nello stato di Veracruz. (Qui una guida visiva realizzata dalla Bbc)
Intanto le tempeste in corso nei Caraibi hanno già avuto effetto sui prezzi del petrolio, la regione del Golfo del Messico infatti è una delle maggiori produttrici di questo combustibile fossile di tutto il mondo.
Già l’uragano Harvey, che negli scorsi giorni ha colpito Texas e Louisiana, aveva avuto effetti sui mercati energetici mondiali, ma ora il prezzo del U.S. West Texas Intermediate (WTI), la principale varietà di petrolio prodotta nel Golfo, è salito del 5 per cento.
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