La veglia silenziosa e lo sguardo rapito di un uomo in età matura sul sonno di una giovane 23enne diventano simbolo del misterioso rapporto che lega i due protagonisti della storia raccontata dal regista sino-americano nato a Hong Kong Wayne Wang nel suo film intitolato “While the Women are Sleeping” (Onna ga Nemuru Toki).
Sebbene tragga ispirazione da un breve romanzo dello spagnolo Javier Marias, il film apre una finestra interessante sulle dinamiche del rapporto tra uomo e donna, con evidente riferimento al contesto culturale e sociale giapponese.
Lo sceneggiatore e regista Takeshi Kitano recita nei panni di Sahara, un uomo maturo ospite di un resort balneare. L’attrice Shiori Kutsuna impersona Miki, una bella ragazza tanto giovane da poter essere la nipote dell’uomo.
Il personaggio femminile è contraddistinto dalla bellezza e dalla gioventù, caratteristiche che sembrano passare in secondo piano. La caratterizzazione del protagonista maschile si incentra invece sul desiderio platonico nei confronti di questa ragazza, che sfocia in un’inquietante ossessione e morboso controllo del corpo e dei sentimenti della giovane, quasi come se ne fosse il guardiano. Nessuno dei due parla molto, nel corso del film.
Il regista racconta di aver costruito la storia intorno a ricerche sulla letteratura giapponese, con uno sguardo al repertorio di film a sfondo erotico. Ma ha anche attinto a testimonianze dirette da parte di alcuni suoi amici giapponesi, attraverso le quali è riuscito a cogliere il senso reale del rapporto uomo-donna.
La storia ha uno sfondo tendente al maschilismo, in perfetta coerenza con una società come quella giapponese, dove è ancora la virilità maschile l’elemento significativo e predominante, sebbene l’influenza della cultura occidentale abbia dato un importante contributo alla causa dell’uguaglianza dei diritti delle donne giapponesi.
Gli uomini separano la loro vita familiare dalla sfera sociale: organizzano uscite solo fra amici di sesso maschile e fanno una distinzione vera e propria fra moglie intesa come madre di un figlio e donna come amante e compagna di letto. Questo particolare, che accomuna la cultura giapponese a quella cinese, è radicato nella teoria di Confucio sulla società patriarcale.
Nel film, Shiori Kutsuna nei panni di Miki, l’oggetto dell’ossessione maschile, appare vestita di bianco. Di giorno indossa uno splendido bikini, mentre indossa la camicia dell’uomo esclusivamente quando dorme.
Kutsuna fa parte di una nuova generazione di attrici giapponesi che parlano inglese e che probabilmente è anche meno intimorita dai tradizionali schemi della cultura giapponese. Ma nel film Miki incarna l’ideale di una donna molto meno progressista e ritrae piuttosto la figura di una vergine immacolata e pura. L’uomo molto più grande di lei, si trattiene dal toccarla e le impedisce di crescere diventando donna.
Nel film, la donna appare inizialmente come una persona debole sotto lo stretto controllo dell’uomo ma in realtà è una figura forte e complessa. Infatti, è lei il polo in grado di suscitare un sentimento di forte attrazione nell’uomo che diviene quindi “schiavo” egli stesso dell’oggetto dei suoi desideri, sognandolo a occhi aperti.
Dimenticate la definizione di “partner alla pari” come soluzione al problema, la questione su cui riflettere è il grande potere che l’immaginario collettivo maschile giapponese assegna alla donna, in grado di stimolare e sedurre un uomo semplicemente attraverso il suo candido sonno e motivarlo alla vita, al lavoro e soprattutto all’amore.
A cura di Michela Scoccia