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    Iran, gli uomini indossano il velo per sfidare le leggi sull’hijab

    Fonte: Instagram
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 24 Apr. 2019 alle 08:23 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:56

    In Iran gli uomini hanno deciso di dimostrare la loro solidarietà a madri, sorelle, moglie e amiche costrette dal Governo a indossare l’hijab, il velo che copre il capo.

    Per farlo, hanno indossato anche loro il velo e pubblicato le relative foto, aderendo così ad una campagna lanciata sui social e a cui hanno preso parte in tantissimi.

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    Il velo – Secondo quanto stabilito da una legge varata nel 1983, le donne iraniane devono vestire “in modo adeguato” in pubblico, indossando quindi il velo, abiti larghi che nascondono le forme ed evitare di essere troppo appariscenti.

    Sempre più donne chiedono un cambio delle norme che impongono una simile restrizione nell’abbigliamento e di recente la giornalista Masih Alinejad ha lanciato l’hashtag #MenInHijab (uomini con l’hijab)invitando la popolazione maschile del paese a sostenere le donne nella loro lotta.

    Un appello a cui gli uomini hanno risposto numerosi pubblicando sui social loro foto con indosso il velo.

    “Ho deciso di aderire alla campagna e indossare il velo di mia nipote perché non voglio che nessuno rubi la mia libertà, quindi non posso rimanere indifferente alla violazione che la metà della popolazione del mio Paese subisce”, è il messaggio pubblicato da un uomo su Instagram.

    “Desidero con tutto il cuore che mia moglie possa vivere in un Iran in cui le sia consentito di decidere da sola cosa indossare. Le donne sono costrette a indossare questi soffocanti capi d’abbigliamento anche d’estate”, è il commento di un altro.

    La protesta – Come precisato dalla blogger, la battaglia che le donne stanno portando avanti non è contro l’hijab in sé, ma contro la legge che ne impone l’utilizzo senza lasciare alle donne la possibilità di scelta.

    “Chi vuole indossare il velo in pubblico deve essere libera di farlo, ma il problema è che le donne non hanno scelta”.

    “Non è solo un problema culturale, ma un diritto umano che non possiamo lasciare che venga violato. Dobbiamo rompere il silenzio”.

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