La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che i migranti irregolari che entrano in uno stato membro attraverso i confini interni all’area Schengen non potranno essere arrestati per questo motivo.
I migranti dovranno invece essere rimandati al paese di provenienza, secondo la cosiddetta “direttiva rimpatri”. Tale direttiva stabilisce che un paese dell’Unione Europea “deve emettere una decisione di rimpatrio nei confronti di qualunque cittadino non comunitario il cui soggiorno nel suo territorio sia irregolare”.
La direttiva non si applica in caso di pericolo di vita e il rimpatrio può essere effettuato solo attraverso misure coercitive proporzionate, che non eccedano un uso ragionevole della forza.
Inoltre, la norma stabilisce che il migrante regolare ha fino a 30 giorni di tempo per lasciare lo stato membro volontariamente.
La sentenza della Corte Ue nasce dal caso di Selina Affum, una migrante ghanese arrestata dopo essere entrata irregolarmente in Francia con dei documenti falsi che ne attestavano la nazionalità belga.
La Corte ha stabilito che “la direttiva rimpatri impedisce la detenzione di cittadini extracomunitari che non sono stati sottoposti alla procedura di rimpatrio solo per essere entrati illegalmente nel territorio di uno stato membro attraverso un confine interno all’area Schengen”.
Tuttavia, vi sono delle eccezioni: i migranti irregolari potranno essere tenuti in custodia fino a un massimo di 18 mesi in caso di rischio concreto di fuga o in caso di recidività, quando già fosse stato emesso in precedenza un divieto di ingresso.
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