La Commissione europea ha annunciato un'”indagine preliminare” senza precedenti per verificare se una nuova legge approvata dal governo conservatore ed euro-scettico polacco violi gli standard standard democratici dell’Unione.
L’Unione europea, infatti, ha il potere di fare pressioni su uno stato membro qualora questo stia minacciando i suoi valori fondamentali.
Le divergenze sono iniziate quando il presidente polacco Andrzej Duda ha approvato una legge controversa che permette al partito al governo, il conservatore Diritto e Giustizia (PiS), di nominare il capo della radio e della televisione pubblica e di scegliere i giudici della Corte Costituzionale.
Le sanzioni da parte dell’Ue potrebbero risultare nella sospensione di diritto al voto da parte della Polonia. Un simile provvedimento era stato preso in occasione delle tensioni esplose tra Bruxelles e Budapest, scatenate dal tentativo di repressione dei media ungheresi da parte di Viktor Orban.
Durante un discorso tenuto il 13 gennaio al parlamento polacco, il premier Beata Szydlo ha negato le accuse secondo cui il suo governo avrebbe violato le norme democratiche dell’Ue.
“La democrazia in Polonia è ancora viva e sana” ha riferito, aggiungendo che il governo sta attuando il programma secondo il quale è stato eletto a ottobre dai cittadini. Il governo polacco ha inoltre chiarito che le pressioni che l’Unione europea sta facendo sul governo polacco non sono altro che una “procedura ordinaria”.
I paesi membri della Commissione europea sono 28, uno per ciascuno stato dell’Ue. La controversia con la Polonia arriva in un momento delicato per l’Unione, già alle prese con il gigantesco problema dell’immigrazione.
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