Ungheria, Orban vuole le “guardie scolastiche”: la polizia potrà sorvegliare e punire studenti dai 12 anni
Dopo l’annuncio del governo ungherese alla stampa a fine maggio, un pericoloso pacchetto di riforme sulla scuola è stato proposto dal partito di maggioranza al parlamento di Budapest. A partire dal prossimo anno scolastico la polizia ungherese controllerà stabilmente 500 scuole, nei quartieri e nei centri più poveri del paese, e avrà il potere di fermare preventivamente gli studenti a partire dai 12 anni di età, formalmente allo scopo di “proteggere gli insegnanti”. La proposta, che difficilmente sarà bloccata da un parlamento già depotenziato e totalmente nelle mani del partito di Viktor Orban, avrà effetti disastrosi sulla scuola e sulla crescita di ragazzi (in alcuni casi anche bambini) che dovranno sopportare continui fermi e perquisizioni.
La polizia dovrebbe ricevere la “formazione pedagogica adeguata” e allo stesso tempo essere pronta con i suoi corpi di “guardie scolastiche” ad agosto, cioè in poco più di due mesi, dimostrando quanto l’unico obiettivo del governo sia la repressione del disagio sociale. In un Paese dove la giustizia si applica in maniera sempre più arbitraria, caratterizzato dall’uso della polizia contro le minoranze etniche (molte di queste scuole sono in aree ad alta densità di popolazione rom) e i dissidenti politici, è difficile immaginare che i bambini fermati avranno un trattamento rispettoso dei loro diritti e un giusto processo. Qualche tempo fa proprio gli studenti medi erano stati parte fondante delle proteste contro il governo; adesso stroncare il dissenso anche politico tra i più giovani sarà molto più semplice.
L’impiego delle “guardie scolastiche” è in linea con l’azione di governo che si fa sempre più autoritaria, dopo aver ottenuto i pieni poteri senza limiti di tempo “per il Coronavirus”, aver limitato i diritti delle persone trans e aver fatto letteralmente arrestare, meno di un mese fa, degli oppositori politici che avevano espresso il proprio dissenso sui social network. Come associazioni studentesche delle scuole superiori di tutta Europa abbiamo espresso la nostra indignazione verso ciò che sta accadendo, e verso il silenzio mediatico e istituzionale che sta coprendo la nascita di una dittatura sulla pelle dei più giovani e delle minoranze.
Dopo aver parlato qui della segregazione nelle scuole degli Stati Uniti, anche quelle militarizzate e sotto controllo della polizia, e dopo l’esplosione della protesta contro la discriminazione a danno degli afroamericani, in molti mi hanno detto di essere felici di sapere che gli studenti europei non vivono nella stessa condizione e che le loro scuole sono sicure, senza metal detector, perquisizioni e controlli continui. Purtroppo oggi anche in Europa c’è chi vuole mettere gli studenti in quella stessa condizione di paura e violenza e trasformare le scuole in prigioni. Qualcuno che ha ammiratori anche in Italia.
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