Secondo voci raccolte dalla stampa internazionale, il governo cinese potrebbe includere nel prossimo piano quinquennale un limite assoluto alle emissioni di anidride carbonica nel Paese. La decisione segnerebbe una svolta decisa nella politica energetica cinese e avrebbe ripercussioni anche a livello internazionale, dando nuova linfa ai lavori della prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si terrà a Parigi nel 2015.
Negli ultimi anni il livello d’inquinamento nel Paese più popolato al mondo ha di gran lunga superato livelli considerati accettabili in Occidente, tanto che ha fatto notizia una disputa tra l’ambasciata statunitense e le autorità pechinesi in merito al livello effettivo d’inquinamento nella capitale. Negli ultimi anni ci sono state addirittura proteste da parte dei cittadini a causa dell’aria ben poco salubre.
Dal mese prossimo a Shenzen, e dal prossimo anno in altre sei città cinesi, verrà sperimentato un mercato delle emissioni di anidride carbonica tra le imprese, in vista di un’eventuale adozione anche a livello nazionale. Lo scopo dell’iniziativa è di fissare un prezzo per le emissioni e imporre così alle aziende un limite alla quantità di gas serra che sia possibile emettere nell’atmosfera.
La Cina è leader mondiale nella produzione di pannelli solari e secondo un recente rapporto della Banca mondiale è anche il Paese in cui si è avuta la più forte espansione nell’ambito delle energie rinnovabili.
Il problema è che finora la Cina si è limitata a controllare la cosiddetta ‘carbon intensity’, ossia le emissioni per unità di prodotto interno lordo. Questo indicatore permette di spacciare come riduzioni i casi in cui la crescita del Pil si limita a superare la crescita nella circolazione di CO2.
Ora la Cina sembra voler abbandonare questo metodo e cominciare a fare sul serio, puntando a ridurre le emissioni assolute. Verrebbe così introdotto un limite esplicito alle emissioni di anidride carbonica nel prossimo piano quinquennale, che dovrà regolare l’economia cinese dal 2016 al 2020. Una simile svolta offre qualche speranza a chi auspica che la conferenza di Parigi del 2015 riesca a superare Kyoto e imporre a livello globale vincoli chiari per combattere il riscaldamento globale.