L’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ha condotto una ricerca secondo la quale un terzo delle morti di cittadini europei nel 2013 (ultime statistiche disponibili) sarebbe stata evitabile in caso di un’adeguata assistenza sanitaria.
I dati sono stati elaborati “alla luce dell’attuale conoscenza medica e tecnologica”. Le morti sono considerate evitabili se, al di sotto ai 75 anni di età, con delle terapie puntuali ed efficaci si sarebbe potuto prevenire un decesso prematuro.
La statistica fa emergere sostanziali differenze fra i 28 paesi dell’Ue in termini di gestione dei sistemi sanitari e di adeguate campagne di prevenzione. Tuttavia, spiega l’Eurostat, dai risultati della ricerca non può emergere una valutazione oggettiva e onnicomprensiva della situazione socio-sanitaria e medica di un paese.
Nel 2013, sono deceduti 1,7 milioni di europei sotto i 75 anni, il 33,7 per cento dei quali (577.500 persone) si sarebbe potuto salvare.
1/3 of deaths in EU avoidable with current medical knowledge and technology #Eurostat https://t.co/jV7BNuSHtG pic.twitter.com/z4O8WzCvE5
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) 24 maggio 2016
La maggior parte delle morti evitabili è dovuta ad attacchi di cuore (32 per cento, 184mila decessi), ictus (16 per cento, 94mila decessi), cancro al colon (12 per cento, 67mila decessi), ipertensione (5 per cento, 28mila decessi), polmonite (4 per cento, 24mila decessi).
La Francia è il paese dove il fenomeno è più limitato (solo il 23,8 per cento dei casi è potenzialmente evitabile), seguita da Danimarca (27,1 per cento), Belgio (27,5 per cento) e Olanda (29,1 per cento).
I paesi che chiudono negativamente la classifica sono concentrati nell’Europa orientale: Romania (49,4 per cento), Lettonia (48,5 per cento), Lituania (45,4 per cento) e Slovacchia (44,6 per cento).
L’Italia è in linea con la media europea con il 33 per cento di morti evitabili, per un totale di circa 52mila decessi.